Epatite C, lo screening va avanti in tutta Italia
Iniziativa itinerante di Abbvie alla ricerca dei casi sommersi positivi al virus HCV
L’Oms ha lanciato la sfida di eradicare il virus HCV entro il 2030, per intercettare milioni di persone ignare di essere infette. In Italia si stimano 300mila pazienti ancora da trattare, più di 200mila sono i casi mai diagnosticati. Per affrontare questi numeri, AbbVie ha promosso l’iniziativa itinerante Mind the GaPs in PWIDs. The shortest Route to Treat, che ha fatto tappa in varie parti d’Italia: Lecce, Torino e Roma tra i primi appuntamenti.
L’Italia ha messo a disposizione delle Regioni un programma di screening gratuito che è rivolto a tre categorie di popolazione, tra cui i nati nelle fasce d’età 1969-1989, le persone seguite dai Servizi Pubblici per le Dipendenze (SerD) e le persone detenute in carcere. La Regione Puglia ha recentemente pubblicato una delibera per il piano regionale di screening indirizzato a queste categorie di popolazione.
Brindisi
Secondo Pietro Gatti, direttore medicina interna della ASL di Brindisi, la raccomandazione è quella di sottoporsi quanto prima al test per la ricerca degli anticorpi anti-HCV nel dubbio di un contagio. L’esame, che si può effettuare in un qualunque laboratorio pubblico o privato con una ricetta del medico di famiglia e il pagamento di un ticket irrisorio. Nel caso di esito positivo, sarà necessario affidarsi ad un Centro esperto in malattie del fegato per avviare ulteriori accertamenti e indagini e in seguito procedere con il trattamento antivirale. Gatti sottolinea che oggi è possibile eradicare l’HCV grazie agli antivirali ad azione diretta, bastano 8 settimane col regime glecaprevir pibrentasvir. La guarigione ha un impatto positivo sulla salute del fegato, sono calati già sensibilmente i casi di cancro epatico e cirrosi, di pari passo con le manifestazioni extraepatiche.
Caserta
Da citare il cosiddetto “Modello Caserta”, un esempio di avanguardia nell’arruolamento, diagnosi e trattamento dei pazienti particolarmente difficili come gli utenti dei SerD e i detenuti delle carceri. Secondo Vincenzo Messina, infettivologo, il segreto di questo modello virtuoso è stato la semplificazione dell’accesso allo screening e la diagnosi rapida, seguita dall’invio immediato del paziente al trattamento. Prima di creare questo percorso, le liste d’attesa perduravano per mesi. Con il modello Caserta i tempi di attesa si sono attestati dai 10 ai 30 giorni, con oltre 2.600 persone censite dal 2017 a oggi.
Padova
“Agganciare, diagnosticare e trattare i consumatori di droghe iniettive è fondamentale – afferma Salvatore Lobello, direttore del SerD Padova-Piove di Sacco– e va fatto all’interno della struttura che questi pazienti frequentano per motivi terapeutici, cioè i Servizi per le dipendenze. Fondamentale la collaborazione tra il SerD e il centro prescrittore, che deve fornire tutte le garanzie di una veloce presa in carico. Molti pazienti riscontrano forme complicate di Epatite C e il centro prescrittore deve essere in grado di assicurare un corretto follow up”.
Mantova
“Presso l’ospedale di Mantova – spiega Giorgio Pierboni, infettivologo dell’ospedale di Mantova – è stato creato un percorso dedicato. Questo ha consentito di automatizzare gli esami di laboratorio, l’ecografia, la visita e la terapia direttamente nell’ambulatorio, con una gestione interna degli appuntamenti”.
Sanremo
“La cura dell’Epatite C – commenta Giovanni Cenderello, direttore dell’infettivologia imperiese di Sanremo – ha rappresentato una delle vere rivoluzioni della medicina dell’ultimo decennio, in quanto oggi è possibile curare, anzi eliminare per sempre, il virus HCV, il 96% dei pazienti risponde alla terapia, guarisce al primo trattamento. La combinazione glecaprevir pibrentasvir, antivirali ad azione diretta, richiede un trattamento di sole 8 settimane”.
Fattori di rischio
Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con sangue infetto, quindi i principali fattori di rischio sono lo scambio di siringhe usate, le trasfusioni di sangue non controllate e non testate, nonché le strumentazioni non adeguatamente sterilizzate, le condotte sessuali a rischio e non protette e la trasmissione da madre infetta a figlio durante il parto.