Boom degli ansiolitici: sono i farmaci più gettonati

Rapporto Aifa sulle vendite di medicinali e la ricerca: negli ultimi 23 anni oltre 15.400 sperimentazioni cliniche, il 40% degli studi in area oncologia

di ALESSANDRO MALPELO -
8 agosto 2023
Ansiolitici e antidepressivi, boom in farmacia

Ansiolitici e antinfiammatori risultano tra i medicinali più gettonati, quelli ai primi posti nelle richieste in farmacia. Sul versante della ricerca, l’Italia conferma una vocazione all’ eccellenza, con oltre 15mila sperimentazioni di terapie nuove di zecca avviate dal Duemila ai giorni nostri, questo quanto emerge dal rapporto pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). In particolare, l’anno 2021 ha registrato un picco di 818 studi autorizzati. Durante la pandemia da Covid-19 gli sforzi si sono concentrati nella lotta all’infezione da virus Sars-CoV-2, e in questo senso sono stati testati vaccini, monoclonali, antivirali e via dicendo. È stato un periodo di grande fermento per la comunità scientifica e per l’industria farmaceutica.

 

Partecipare a uno studio clinico rappresenta spesso un’opportunità per accede a terapie innovative ancora sotto esame, come avviene nei protocolli antitumorali più evoluti, e nelle inedite applicazioni di terapia genica per malattie rare. Aifa evidenzia un traguardo nella parità di genere, in quanto i trial di farmaci ormai coinvolgono uomini e donne alla stessa stregua, e spesso sono indagini multicentriche, in quanto coinvolgono più centri universitari e ospedalieri, anche internazionali.

 

Nonostante l’impatto negativo della pandemia, con un conseguente rallentamento in molti ambiti, il numero di studi autorizzati nel 2020 è stato il più alto degli ultimi sette anni, con 683 studi, segno di una ripresa vivace dopo la battuta d’arresto. L’introduzione di una nuova sezione dedicata all’analisi dell’impatto ambientale di alcuni principi attivi particolarmente diffusi o considerati a rischio di tossicità ambientale rappresenta un passo avanti in direzione di una ricerca sempre più consapevole e sostenibile.

 

Nel corso del 2021, si è assistito a un ulteriore aumento delle sperimentazioni autorizzate, arrivando a un picco di 818 studi. Nel 2022, il numero di sperimentazioni avviate è calato a 663, tornando a un livello medio degli studi autorizzati nel decennio precedente. Questo calo potrebbe anche essere influenzato dalla piena applicazione del Regolamento comunitario in materia e del sistema di valutazione delle sperimentazioni cliniche in Europa.

 

Riguardo ai finanziamenti, nel triennio 2020-2022 si è registrato un aumento delle sperimentazioni promosse da aziende farmaceutiche. Tra le no-profit spiccano la Fondazione Policlinico Gemelli Irccs-Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, e l’Ospedale San Raffaele di Milano, per numero di trial autorizzati.

 

Oncologia e ricerca sul cancro si confermano l’area con il maggior numero di sperimentazioni autorizzate, i protocolli mirati alla lotta ai tumori hanno rappresentato circa il 40% del totale delle indagini in ambito farmaceutico. I trial su farmaci per le malattie rare hanno registrato 194 studi nel 2020 (28% del totale) e 230 nel 2022 (38%).

 

Dal marzo 2020, con i primi test per valutare l’efficacia degli antivirali finalizzati a fermare la replicazione dei coronavirus, è scattata la grande mobilitazione, sono stati autorizzati 107 studi sul Sars-CoV-2 durante il triennio preso in esame. Nel caso del Covid-19, il 95% degli studi è stato promosso da enti pubblici, tra cui, avverte l’Aifa, spiccano l’Istituto Malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena.

 

Per quanto riguarda i consumi, più di 6 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci. È stata osservata una crescita della spesa sanitaria pro capite legata all’età. In particolare la popolazione con più di 64 anni ha assorbito oltre il 60% della spesa e delle dosi. Le Regioni del Nord hanno registrato una prevalenza inferiore (63,1%) rispetto al Centro (68,4%) e al Sud Italia (69,5%)”.

 

Nel report Aifa si evince che il 45% della popolazione pediatrica ha ricevuto nel 2022 almeno una prescrizione di farmaci (il 61,4% dei bambini nella fascia di età prescolare). Rispetto all’anno 2021, si registra un incremento delle confezioni pro capite, concentrato maggiormente nei bambini tra i 6 e gli 11 anni di età. I farmaci più prescritti restano gli antimicrobici per uso sistemico e farmaci per l’apparato respiratorio.

 

Benzodiazepine, contraccettivi e farmaci contro la disfunzione erettile si confermano ai primi posti nelle prescrizioni in fascia C quindi a carico del cittadino. Considerando invece solo i farmaci di automedicazione, i primi principi attivi per spesa sono antinfiammatori, ibuprofene e diclofenac. Tra le prime 20 categorie terapeutiche di classe C con ricetta a maggiore spesa, si legge nel report, 6 appartengono alla classe riguardante il sistema nervoso, la metà è rappresentato da derivati e analoghi delle benzodiazepine, gli ansiolitici sono quelli che vanno per la maggiore.

 

L’osservatorio OsMed dell’Aifa ha specificato che, tra le categorie ATC a maggior spesa pubblica, i maggiori incrementi si sono avuti per farmaci dell’apparato respiratorio e per i farmaci dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo. Per questi ultimi l’incremento potrebbe essere attribuito agli antidiabetici di più recente introduzione. Consumi in crescita per i medicinali efficaci nelle applicazioni a carico del sistema nervoso centrale e per i farmaci indicati nelle malattie del sangue e degli organi emopoietici, qui in particolar modo si concentrano gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche. L’incremento potrebbe essere attribuibile al maggior consumo dei nuovi anticoagulanti orali. I farmaci per l’apparato cardiovascolare hanno rappresentato la classe terapeutica a maggiore spesa (50,29 euro pro capite) nel canale dell’assistenza sanitaria convenzionata, mentre per i farmaci antineoplastici e immunomodulatori si è calcolata una spesa di 113,04 euro pro capite, prodotti acquistati direttamente dalle strutture pubbliche.

 

Nel 2022 i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 71,6% della spesa e l`86,2% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A. La quota percentuale dei farmaci equivalenti, ad esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 21,9% della spesa e il 30,3% dei consumi. Per i biosimilari si confermano un aumento nel consumo delle specialità medicinali disponibili da più tempo e un trend positivo per i farmaci di più recente commercializzazione (anti-TNF-alfa, bevacizumab, rituximab, trastuzumab e teriparatide), sebbene sia rimasta una certa variabilità regionale per consumo e incidenza di spesa.