Aboliti gli assegni di ricerca, il Nobel Parisi: “Italia tagliata fuori dai programmi europei”
“Decine di milioni di euro in finanziamenti rischiano di essere persi”: l’allarme arriva dalle principali istituzioni scientifiche. Oltre alla fuga dei cervelli dalle università, con la nuova normativa (in vigore da gennaio) anche i programmi Msca di Horizon non possono assumere dottorandi italiani

Il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi © Massimo Sestinit
Roma, 13 maggio 2025 – Aboliti gli assegni di ricerca, l’Italia rischia di perdere migliaia di giovani cervelli in fuga all’estero. Ma non solo. Oltre a scoraggiare i giovani ad intraprendere la strada della scienza, il taglio ha un effetto boomerang anche sui progetti europei. Non solo i giovani dottorandi rischiano di essere tagliati fuori dalle Università italiane, ma non potranno più essere assunti nemmeno nei Programmi Horizon Europe.
Le gravi le conseguenze per il mondo della ricerca hanno spinto il premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi, e le principali istituzioni scientifiche italiane, tra cui Accademia Nazionale dei Lincei e il Cnr, a sottoscrivere una nota del rappresentante nazionale per le azioni Marie Skłodowska-Curie (Msca) di Horizon Europe e del National Contact Point Apre (l’Agenzia per la promozione della ricerca europea) indirizzata al Parlamento italiano.
Europa: “Non possiamo più assumere i dottorandi italiani”
"A partire da gennaio 2025 è entrata in vigore l'abolizione degli assegni di ricerca – si legge nella missiva – una decisione ereditata dall'attuale governo. Questo cambiamento normativo ha lasciato il sistema nazionale senza uno strumento contrattuale adeguato per assumere i giovani dottorandi che partecipano ai progetti europei ‘Marie Skłodowska-Curie’, finanziati al 100% dalla Commissione europea".
"Tali progetti, che da quasi trent'anni rappresentano un pilastro della cooperazione scientifica europea – continua la nota – sono oggi a rischio per le istituzioni italiane, che non possono più rispettare gli obblighi previsti dai contratti di finanziamento”. A sottoscrivere la lettera per il Parlamento, oltre al Nobel Parisi, anche istituzioni scientifiche tra le più prestigiose, come l’Accademia Nazionale dei Lincei, Anvur, Cnr, Coper, Crui e Infn.
Cosa comporta l’abolizione degli assegni di ricerca
“I progetti Msca – ricorda la nota – sono solo un esempio emblematico di una problematica più ampia. Per avviare una carriera nella ricerca è necessario disporre di strumenti flessibili, in grado di offrire a un numero ampio di giovani l'opportunità di misurarsi con questo percorso e valutarne l'attitudine. La mancanza di contratti adeguati penalizza fortemente questa fase iniziale, generando effetti contrari rispetto agli obiettivi di apertura e inclusività promossi a livello europeo. È fondamentale distinguere questa esigenza da quella, parimenti legittima ma distinta, di chi opera da anni nel mondo della ricerca e necessita di prospettive stabili e strutturate. Le due sfide richiedono soluzioni differenziate, ma complementari".
La conseguenza: “Decine di milioni di euro in finanziamenti persi”
"In assenza di un intervento normativo rapido – prosegue il documento – l'Italia rischia di non poter più partecipare a pieno titolo ai programmi europei di eccellenza, con la conseguente perdita di decine di milioni di euro in finanziamenti, l'indebolimento dei legami internazionali e la compromissione delle opportunità di crescita professionale per un'intera generazione di ricercatori”.
Per queste ragioni, la nota invita il Parlamento a "intervenire con la massima urgenza, individuando e approvando un contratto flessibile e coerente con gli standard europei, capace di colmare il vuoto normativo esistente e restituire al sistema italiano della ricerca la piena operatività nei programmi internazionali”. Non solo. "Si tratta di una misura necessaria per tutelare l'interesse strategico del Paese e garantire ai giovani l'accesso a percorsi scientifici di qualità", conclude la nota congiunta.