Vitamina B12, quando è carente può portare alla demenza. Ma oggi è difficile capire quando è bassa

"Rivedere la definizione di carenza potrebbe portare a un intervento precoce e alla prevenzione del declino cognitivo”. Lo dicono i ricercatori dell’Università di San Francisco

di MARINA SANTIN
7 marzo 2025
L'importanza delle vitamine

L'importanza delle vitamine

La vitamina B12 (cobalamina), è un nutriente essenziale che riveste un ruolo fondamentale in diverse funzioni dell’organismo. Non solo infatti, contribuisce alla produzione di globuli rossi e al metabolismo energetico, ma è importantissima per il corretto funzionamento del sistema immunitario e del sistema nervoso.

Con il passare degli anni però, il rischio di esserne carenti aumenta, sia per la diminuzione della capacità di assorbirla, sia per la dieta spesso priva degli alimenti che ne sono ricchi. Un suo deficit, si manifesta con la presenza di anemia (nel 20% circa dei casi), ma, soprattutto, con sintomi neurologici, neuropsicologici o cognitivi. Sebbene non esista un test “gold standard” per definire la carenza di vitamina B12, in generale, si stima che con valori plasmatici superiori a 250 pmol/L, una sua insufficienza è poco probabile. Un nuovo studio però dimostra che avere livelli "normali" di vitamina B12 in età avanzata potrebbe non essere sufficiente per scongiurare demenza, declino cognitivo, nebbia celebrale o diminuzione della memoria.  

Livelli di vitamina B12 più alti  

I ricercatori dell’University of California di San Francisco hanno studiato 231 anziani in salute (età media 71 anni) non affetti da demenza o da deficit cognitivi, anche lievi. Sottoponendoli a esami del sangue hanno scoperto che i loro livelli di vitamina B12 erano in media superiori a 414.8 pmol/L.

I partecipanti che avevano valori più bassi, invece, valutati con test specifici, hanno mostrato di avere "velocità d'elaborazione conoscitiva e visiva più lente, un fattore collegato al declino cognitivo - spiegano i ricercatori della UCSF - e l’effetto era più pronunciato con l’aumento dell'età”. Inoltre, nel loro cervello era presente un numero maggiore di lesioni nella sostanza bianca, che spesso sono un segno di avvertimento di possibile declino conoscitivo, demenza o ictus.  

Perché aggiornare i valori standard  

Sulla base di questi risultati, pubblicati su Annuals of Neurology, i ricercatori propongono l'aggiornamento degli attuali parametri della vitamina B12. "Studi precedenti che definivano la quantità salutare di vitamina B12 - spiega l'autore senior dello studio Ari J. Green, MD, del Dipartimento di Neurologia e di Oftalmologia dell'UCSF e del Weill Institute for Neurosciences - potrebbero aver trascurato manifestazioni funzionali particolarmente lievi di livelli alti o bassi di vitamina B12 che possono colpire le persone senza causare sintomi evidenti".

"Rivedere la definizione di carenza di vitamina B12 per incorporare biomarcatori funzionali potrebbe portare a un intervento precoce e alla prevenzione del declino cognitivo", continua. 

Sebbene lo studio sia stato condotto su persone anziane che potrebbero avere una “vulnerabilità specifica” ai livelli più bassi di B12, “valori simili - dichiara Alexandra Beaudry-Richard, co-autrice e dottoranda in ricerca e medicina presso il Dipartimento di Neurologia dell'UCSF e il Dipartimento di Microbiologia e Immunologia dell'Università di Ottawa – potrebbero avere un impatto sulla cognizione in misura maggiore di quanto sia stato ipotizzato in precedenza e potrebbero influenzare una percentuale molto più ampia della popolazione di quanto sia stato fino a oggi stimato".

L’integrazione è importante  

Oltre a ridefinire la carenza di vitamina B12, “i medici - prosegue Beaudry-Richard - dovrebbero prendere in considerazione l'integrazione nei pazienti anziani con sintomi neurologici anche se i loro livelli rientrano nei limiti normali”. Inoltre, è “necessario investire in ulteriori ricerche sui processi biologici alla base dell'insufficienza di vitamina B12, poiché potrebbe essere una causa prevenibile di declino cognitivo”.

Anche i partecipanti allo studio con livelli di B12 ritenuti “normali” dagli standard attuali, specificano i ricercatori, “hanno mostrato chiari segni di danno neurologico come velocità di elaborazione più lenta, aumento dell'iperintensità della sostanza bianca alla risonanza magnetica (un indicatore di malattia dei piccoli vasi) e livelli elevati di proteina tau (un biomarcatore di neurodegenerazione) e questo, è preoccupante”.