Asportato un tumore al timo “grande come un’anguria”. L’intervento salvavita di Sara

La massa aveva invaso la cavità toracica della 35enne, mamma di un bimbo di 10 anni. Nessuno voleva operarla, ma lei non si è data per vinta e arriva al Gemelli di Roma: “Sono nata due volte”

di PATRIZIA TOSSI
28 gennaio 2025
Asportato un tumore enorme a una donna di 35 anni

Asportato un tumore enorme a una donna di 35 anni

Un tumore al timo grande come un’anguria è stato asportato a una giovane mamma di 35 anni: una massa molto voluminosa” le aveva invaso la cavità toracica. L’incredibile intervento salvavita è stato effettuato al Policlinico Gemelli di Roma. La scoperta dovuta a un problema respiratorio dopo un’infezione da Covid: si sottopone a una radiografia e il referto lascia tutti di stucco.

Il tumore di Sara (nome di fantasia) era talmente grande da essere ritenuto inoperabile da moltissimi specialisti in giro per l’Italia. Ma lei sono si dà per vinta e cerca un’altra via che, alla fine, ha reso possibile l’intervento miracoloso di sei ore che ha salvato la vita alla donna, mamma di un bambino di 10 anni. “Sono nata due volte”, ha commentato la 35enne dopo il risveglio. Ecco cosa è successo a Sara.

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I problemi respiratori

Dopo essersi ammalata di Covid-19, Sara inizia ad accusare un peggioramento delle sue condizioni respiratorie, che già prima non erano proprio brillanti per una 35enne. Sente affanno quando fa degli sforzi, dolore nella parte sinistra del torace, una tosse secca stizzosa che sembra non passare mai. “La giovane donna - ricorda la dottoressa Maria Letizia Vita, dirigente medico della UOC di Chirurgia Toracica del Policlinico Gemelli - presentava una massa molto voluminosa, che occupava tutta la parte centrale (mediastino) e la metà sinistra del torace. Viene subito richiesto un approfondimento Tac che pone il sospetto di una grande neoplasia del timo, cioè di un timoma, confermato da una biopsia chirurgica”.

Cos’è il tumore ‘timoma’

Il timo è un piccolo organo del sistema immunitario implicato nella produzione dei linfociti T, fondamentali per la stimolazione di anticorpi e quindi per aumentare le difese immunitarie. Presente in età infantile, di norma si atrofizza con la crescita.

ll timoma è un tumore del timo, che tipicamente insorge in età adulta, tra i 40-70 anni, mentre è raro nei bambini. Le sue cause e i suoi fattori di rischio sono ancora sconosciuti. In genere questo tumore si presenta incapsulato e cresce lentamente, ma può però diventare invasivo (invadendo la pleura o i polmoni) e dare metastasi ai linfonodi regionali o in altre sedi a distanza.

“Tumore delle dimensioni di un’anguria”

Sara comincia a consultare oncologi in giro per l’Italia e tutti escludono l'intervento chirurgico viste le dimensioni del tumore. Così la giovane donna si affida alla fine a un centro di Roma, dove viene sottoposta a cicli di chemioterapia e di radioterapia. Terapie che purtroppo non portano a un miglioramento, al punto che gli oncologi le comunicano la necessità di interrompere quel trattamento che non aveva dato i risultati sperati.

Ma Sara, che è mamma di un bel bambino di 10 anni, non si dà per vinta e riprende a consultare chirurghi in diversi ospedali italiani. Finché approda al Gemelli. “Il suo era un caso davvero molto complesso - commenta la dottoressa Vita, che è anche docente della Scuola di Specializzazione di Chirurgia Toracica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - perché il timoma, delle dimensioni di un’anguria era fortemente adeso al polmone sinistro, al pericardio (il sacchetto che riveste il cuore) e ai grandi vasi toracici (arco dell’aorta e vene polmonari)”.

La massa le comprimeva il cuore

"La massa di Sara occupava completamente l’emitorace sinistro, era fortemente adesa alla

pleura parietale e inglobava l’atrio sinistro con le vene polmonari e l'arco aortico. Il polmone sinistro era completamente escluso e la massa comprimeva il cuore”, ricorda il professor

Stefano Margaritora, direttore della UOC di Chirurgia Toracica di Fondazione Policlinico Gemelli. “Per l’estensione della neoplasia - continua - siamo dovuti ricorrere all’approccio chirurgico riservato agli interventi di cardiochirurgia maggiore, cioè attraverso una sterno- toracotomia sinistra. L’intervento è durato oltre 6 ore. Il recupero post-operatorio della paziente è stato eccellente”.

"Qui al Gemelli - ha commentato Sara al risveglio dall’intervento - sono nata due volte: la prima 35 anni fa (la giovane è nata al Gemelli, ndr), la seconda oggi".

Intervento ad alto rischio 

Quello di Sara è stato realmente un intervento ‘ultima spiaggia’, effettuato all’indomani dell’interruzione delle terapie oncologiche. "Trattandosi di una paziente giovane - commenta

Margaritora - dopo aver illustrato chiaramente il rischio chirurgico molto elevato sia nel corso dell'intervento, che nel post-operatorio, abbiamo deciso di effettuarlo. Un intervento di questa complessità è possibile solo in una struttura come il Gemelli, che offre tutte le specialità e le possibilità di tecniche e tattiche chirurgiche esistenti. Affrontare questo intervento con i colleghi cardiochirurghi nelle sale operatorie di cardiochirurgia, con la possibilità di mettere la paziente in circolazione extra-corporea, di attuare tutte le manovre di cardio-anestesia salva-vita, di mettere in atto tutte le tecniche di recupero di sangue intraoperatorio (alla fine la ragazza farà solo due trasfusioni per un intervento di questa complessità), hanno reso questo intervento complesso e radicale molto più sicuro per il paziente”.

"Abbiamo dovuto scollare la parete del cuore”

"Dal nostro punto di vista - afferma il dottor Mauro Iafrancesco, primario della UOC di Cardiochirurgia di Fondazione Policlinico Gemelli - la difficoltà principale è stata quella di scollare la parete del cuore dal pericardio per avere accesso ai vasi polmonari e consentire ai colleghi della chirurgia toracica di effettuare la resezione del polmone sinistro, chiudendo sia il bronco corrispondente che i vasi polmonari. Il tumore, pur non filtrante, era fortemente adeso a tutta la parete toracica, al pericardio e a tutta l’aorta toracica in particolare a livello dell`arco aortico. È stato necessario liberare tutto l’emitorace sinistro per eliminare questa neoplasia così voluminosa”.