Tumore al seno, la ricerca: meno radiazioni e terapie più veloci
Uno studio italiano dimostra che si possono ottenere gli stessi risultati nelle cure delle pazienti anche irradiando una porzione minore di tessuto e per meno tempo

Tumore al seno, stessa efficacia nelle cure con meno radiazioni. È la nuova frontiera che si sta aprendo sulle terapie per le donne affette da tumore al seno: uno studio dimostra che la radioterapia può essere efficace anche trattando solo una parte della mammella. Ad oggi, infatti, lo standard di cura è l’irradiazione totale.
A dimostrarlo è uno studio avviato dall’Ausl di Bologna e dal Policlinico di Modena, che hanno unito le forze per sviluppare una ricerca su 3.300 pazienti, il numero più alto mai studiato a livello mondiale in questo ambito di cura. Non solo è possibile trattare una porzione ridotta di tessuto, riducendo gli effetti collaterali, ma anche la durata della terapia può accorciarsi di molto: una settimana di trattamento, anziché un mese.
La ricerca
Lo studio ha dimostrato l’efficacia terapeutica dell’irradiazione parziale della mammella in caso di neoplasia. La ricerca che ha coinvolto 35 centri a livello europeo e oltre 3.300 pazienti tra Italia, Olanda, Israele, Svizzera e Spagna – di cui circa 1.200 arruolate a Modena e Bologna – affette da neoplasia mammaria allo stadio iniziale, sottoposte a intervento di chirurgia conservativa e successiva radioterapia.
Meno radiazioni, stessa efficacia
I risultati dello studio hanno confermato che un’irradiazione parziale della mammella ha la stessa efficacia, in termini di controllo della malattia, rispetto all’irradiazione totale del seno, che ad oggi rappresenta lo standard per queste pazienti. Riducendo la quantità di tessuto esposto alle radiazioni, è possibile effettuare la terapia in una settima, anziché in tre o cinque settimane.
“La riuscita di un progetto così ambizioso – dice Patrizia Giacobazzi, direttrice pro-tempore della radioterapia oncologica del Policlinico di Modena – va ricercata nella stretta collaborazione avuta con i colleghi della nostra regione, tra cui la radioterapia dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, che ha dato un importante contributo allo svolgimento dello studio”. Un impegno comune che ha un altro obiettivo: “Garantire trattamenti radioterapici di alta qualità scientifica e precisione – sottolinea Elisa D’Angelo, direttrice della radioterapia dell’Ausl di Bologna all’ospedale Bellaria – uniti alla massima attenzione nella umanizzazione delle cure”.
Terapie più veloci
Il totale di sedute di radioterapia necessarie si riducono a cinque, consentendo così un percorso di cura più breve per le pazienti e, di conseguenza, un miglioramento della loro qualità di vita. Inoltre, questo permette di ottimizzare le risorse in ambito sanitario, riuscendo a trattare più pazienti nello stesso arco di tempo.
Gli esiti di questa maxi-ricerca sono stati presentati in questi giorni al Congresso europeo di radioterapia oncologica da Bruno Meduri, specialista di radioterapia al Policlinico di Modena. “I risultati – spiega Meduri – hanno confermato nel setting di pazienti analizzate, con caratteristiche di malattia a basso rischio, che l’irradiazione parziale della mammella consente di ottenere lo stesso controllo locale del trattamento standard di irradiazione totale della mammella e stiamo finalizzando la pubblicazione su una rivista scientifica internazionale di prestigio”.