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Obesità e soprattutto grasso addominale sono sul banco degli imputati

di MAURIZIO MARIA FOSSATI
20 aprile 2025
Obesità e soprattutto grasso addominale sono sul banco degli imputati

Obesità e soprattutto grasso addominale sono sul banco degli imputati

Esperienze e tecniche innovative, nuove linee guida per la cardiologia, ma restano immutati i cardini fondamentali della prevenzione primaria che partono dal corretto stile di vita. Se ne è parlato nel congresso “Conoscere e curare il cuore 2025”, che si è tenuto a Firenze. "Negli ultimi anni è apparso chiarissimo il rischio legato al sovrappeso e soprattutto l’azione fortemente negativa del grasso addominale", afferma Francesco Prati, presidente del Centro per la Lotta contro l’Infarto e direttore del Dipartimento Cardiovascolare della Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma.

"Abbiamo capito bene – continua – quanto sia importante mantenere un peso forma ottimale promuovendo una dieta equilibrata, l’attività fisica e l’astensione dal fumo e dall’abuso di alcol. Sono queste le primissime indicazioni da rispettare se si vuole restare in buona salute".

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Professor Prati, chi è in leggero sovrappeso deve già cominciare a preoccuparsi?

"Certo. Un nutrizionista può dare i consigli adeguati per rientrare nella norma. Se non bastasse, ci si può rivolgere al medico per ottenere le indicazioni adatte per ottenere il calo ponderale necessario. Da tempo, numerose evidenze hanno dimostrato lo stretto legame tra obesità e rischio cardiovascolare. Oggi, infatti, si parla di sindrome ‘cardiovascolare-renale-metabolica’, definita come condizione patologica che deriva da interazioni tra obesità (soprattutto viscerale), diabete, malattia renale cronica e malattia cardiovascolare (scompenso, fibrillazione atriale, malattia aterosclerotica cornarica, stroke e malattia arteriosa periferica). Non esiste una pillola che possa curare tutti i mali. Ma la medicina personalizzata ha raggiunto un livello tale da assicurare maggiore benessere a ciascuno di noi".

Quali le nuove armi?

"Molecole come la semaglutide e la tirzepatide si sono dimostrate particolarmente efficaci. In particolare la semaglutide, la più potente nella riduzione del peso corporeo, ha dato ottimi risultati (grazie allo studio SELECT) nella riduzione del rischio cardiovascolare in pazienti affetti da obesità, non diabetici e con malattia cardiovascolare preesistente. In Italia per ora, questi farmaci sono da utilizzare nei pazienti che hanno diabete mellito di tipo 2. Vedremo in futuro se questa indicazione verrà allargata anche ai pazienti in sovrappeso indipendentemente dal diabete".

Circonferenza della vita superiore a 103 centimetri, grasso addominale e infiammazione vanno a braccetto. Un altro rischio da misurare?

"Nonostanze le possibili incertezze, un esame del sangue che misura i livelli bassi di proteina C-reattiva (hsCRP) può aiutare nella valutazione del rischio cardiovascolare. Così pure un’ecografia addominale o una tac toracica. In futuro, altri parametri ematici come l’interleuchina 6 potrebbero migliorare la diagnosi. Ed è probabile che le nuove metodiche di imaging riusciranno a identificare meglio anche l’infiammazione coronarica".