Streptococco nei bambini. Ecco i segni della scarlattina

I pediatri: alert fino a primavera. Mal di gola e arrossamenti possono dipendere da infezione batterica. Allo studio un vaccino per il tipo B da somministrare nelle gestanti

di Redazione Salus
4 marzo 2024

Se il bambino ha la febbre e si lamenta per il mal di gola, potrebbe essere un caso di infezione da streptococco. Il nome scientifico è “Streptococco beta emolitico di gruppo A” (SBEGA). Vediamo di fare chiarezza sull’argomento, fermo restando che si tratta di indicazioni generali che non sostituiscono in alcun caso il parere del proprio medico curante.

 

Sintomatologia

Spesso e volentieri le situazioni in cui ci si ammala nell’infanzia hanno a che fare con lo streptococco nei bambini. Le infezioni che il batterio può scatenare solo di solito di lieve entità, ma nei casi più gravi possono essere associate anche a patologie serie e pericolose: succede quando l’infezione invasiva da streptococco di tipo A si diffonde, in particolare nel sangue, nei polmoni, nei muscoli o nel tessuto adiposo.  Secondo le stime, il 30% dei piccoli sono portatori sani di streptococco di gruppo A. Quando però l’infezione interessa buona parte del corpo e quindi è invasiva, il bambino può manifestare i seguenti sintomi:

 

  • febbre;
  • gonfiore;
  • dolore intenso;
  • capogiri;
  • confusione;
  • arrossamento attorno a eventuali ferite;
  • eruzioni cutanee;
  • pressione bassa;
  • dolore all’addome

 

In presenza di sintomi come quelli sopra indicati, è bene consultare il pediatra. Nessuno specialista può distinguere a occhio nudo un’infezione virale da quella batteria. Dunque è necessario fare accertamenti con un tampone. Si possono poi prospettare due esiti:

 

  • se il tampone è positivo, vuol dire che è confermata la presenza dello streptococco. Contro le faringo-tonsilliti da streptococco beta emolitico di gruppo A, comune streptococco nei bambini, occorre procedere con trattamento antibiotico per dieci giorni. Esistono oltre 100 streptococchi, pertanto può accadere che un bambino, nel corso dell’infanzia, abbia più volte la faringo-tonsillite da streptococco;

 

  • Se il tampone è negativo, potrebbe dipendere da un’infezione virale e non batterica, dunque non serve l’antibiotico, ma probabilmente saranno somministrati farmaci per trattare i sintomi.

 

Scarlattina

La scarlattina è una malattia esantematica provocata dallo streptococco nei bambini, lo streptococco beta emolitico di gruppo A (SBEGA). È caratterizzata da un’incubazione breve (di solito 2-5 giorni) e dalla comparsa improvvisa di febbre, brividi, nausea ed esantema su tutto il corpo, ovvero eruzione cutanei caratterizzata da arrossamenti sotto forma di macchie rosse irregolari. Nei primi giorni la lingua appare ricoperta da una patina biancastra punteggiata da papille rosse ed edematose; successivamente da bianca diventa rugosa (la cosiddetta “lingua a lampone”) a causa della desquamazione superficiale dell’organo. La scarlattina, più frequente con il freddo e d’inverno, non compare mai prima del sesto mese di vita e tendenzialmente è rara fino ai due anni. Anche in questo caso, secondo il giudizio del medico, si ricorre alla terapia antibiotica.

 

  • “C’è una recrudescenza di casi di streptococco tra i bambini Martino Barretta, responsabile vaccini e immunizzazioni della Fimp, Federazione italiana medici pediatri –  vediamo anche piccoli pazienti che si ricontagiano nell’arco di pochi mesi. Non ci sono situazioni importanti e il trattamento su prescrizione del medico, se il tampone è positivo, è con l’antibiotico amoxicillina. Va detto che da un punto di vista epidemiologico siamo di fronte a un anticipo della diffusione di questo genere di batteri che di solito vediamo nei bambini a ridosso della primavera. Si ritiene probabile che l’influenza quest’anno abbia facilitato l’attecchimento dello streptococco, come alcuni studi stanno dimostrando. Quindi, questo alert di recrudescenza potrebbe durare anche in primavera”.

 

La malattia da streptococco nei bambini e la scarlattina sono due condizioni diverse ma correlate. Entrambe sono causate dallo stesso batterio, lo streptococco, ma si manifestano in modi diversi. La malattia da streptococco nei bambini si riferisce più generalmente all’infezione batterica causata dallo Streptococcus pyogenes, che può portare a una varietà di sintomi come la faringite streptococcica, l’impetigine o l’ascesso peritonsillare. La scarlattina è una specifica forma di malattia da streptococco che si manifesta con una eruzione cutanea rossa scura che inizia sul petto e si diffonde al resto del corpo. Altri sintomi comuni della scarlattina includono mal di gola, febbre, mal di testa e brividi.

 

Detto in altri termini, la scarlattina è una forma specifica di infezione da streptococco caratterizzata da una eruzione cutanea distintiva, ma non tutte le infezioni da streptococco nei bambini si manifestano come scarlattina.

 

Streptococco di tipo B

Ma si può pensare a una profilassi? Si deve stare attenti all’igiene della mani dei bambini, avvertono i pediatri, ma al momento c’è poco altro da fare. Sono positivi, intanto, i dati di una sperimentazione di fase II su un vaccino contro lo streptococco di tipo B. Il vaccino si somministra in gravidanza e serve a proteggere il nascituro nei primi mesi di vita. Nello studio, i cui dati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, la somministrazione del vaccino ha stimolato la produzione di validi anticorpi contro il batterio, e questi venivano trasmessi al bimbo.

 

“Ogni anno si registrano in media quasi 400 mila casi di malattie infantili, con 13 mila esiti infausti in tutto il mondo a causa dello streptococco di gruppo B”, ha affermato Annaliesa Anderson, capo della ricerca vaccini Pfizer. I dati ottenuti dallo studio consentono di avviare un programma di sperimentazione di fase III propedeutico a un’eventuale approvazione del vaccino.

 

Le infezioni da streptococco B nei neonati possono causare complicazioni potenzialmente molto gravi. A oggi l’unica strategia per ridurre il rischio di infezione nell’infanzia consiste nella somministrazione di antibiotici alla mamma durante il travaglio, qualora sia riscontrata una positività al batterio. La messa a punto del vaccino consentirebbe di trasmettere anticorpi naturali dalla madre al feto, attraverso la placenta.