Salviamo il cuore mentre curiamo un tumore

La cardioncologia è la specializzazione medica che si occupa delle problematiche dei pazienti cardiovascolari con neoplasie

di ILARIA ULIVELLI
20 aprile 2025
La cardioncologia è la specializzazione medica che si occupa delle problematiche dei pazienti cardiovascolari con neoplasie

La cardioncologia è la specializzazione medica che si occupa delle problematiche dei pazienti cardiovascolari con neoplasie

La prima causa di morte nei pazienti con tumore? Le malattie cardiovascolari. Ci sono numerosi studi che lo dimostrano e che saranno discussi al primo convegno europeo di cardioncologia, sotto l’egida della Società europea di cardiologia che si svolgerà a Firenze a giugno. Carlo Di Mario, professore ordinario di cardiologia all’Università di Firenze e direttore dell’Interventistica cardiologica strutturale a Careggi, è il reponsabile locale dell’organizzazione.

Cos’è la cardioncologia? "È una nuova branca della cardiologia che considera la specificità delle patologie cardiologiche che si sviluppano in pazienti con tumori. Fino a pochi anni fa la diagnosi di molte neoplasie lasciava poche speranze di sopravvivenza a lungo termine mentre ora la ricerca per molte di queste malattie offre soluzioni che permettono di eliminarne o rallentarne la progressione. Si tratta di un progresso straordinario che implica la necessità di considerare anche le molte altre malattie coesistenti che andranno a incidere sulla tolleranza alle terapie oncologiche e sulla prognosi di questi pazienti, in primis le malattie cardiovascolari che hanno un’alta frequenza nei pazienti spesso anziani con tumori".

Quali sono le interazioni? Il cuore viene interessato dalla patologia tumorale? "Il più delle volte no. Il tumore primitivo più frequente del cuore è benigno, si chiama mixoma e basta diagnosticarlo e asportarlo prima che crei problemi meccanici al flusso intracardiaco o embolie. Il cuore può essere interessato da metastasi o tumori di strutture vicine come i polmoni o il mediastino che possono invadere il foglietto che riveste il cuore, il pericardio, e causare versamenti. Ma i problemi principali che affronta la cardioncologia sono diversi".

Quali? "La maggioranza dei pazienti con tumori solidi e quasi tutti quelli con leucemie o linfomi richiede farmaci citotossici (capaci di distruggere cellule in rapida riproduzione come quelle tumorali ma con un effetto che coinvolge anche cellule di altri organi) per ridurre la massa tumorale o distruggere nidi di cellule maligne. Molti di questi farmaci hanno anche un grado variabile di tossicità per il cuore".

Cos’altro sul possibile cointeressamento dell’apparato cardiovascolare? "Alcuni tumori creano uno stato procoagulativo ad alto rischio di formazione di grossi trombi nelle vene delle gambe che possono migrare nelle arterie polmonari e compromettere il circolo. Altri chemioterapici possono indurre aritmie maligne o comunque a rischio di embolizzazione come la fibrillazione atriale. Altre neoplasie ematologiche si associano alla precipitazione nel muscolo cardiaco di proteine anomale che compromettono anche acutamente la sua contrazione (amiloidosi). Tutto è prevenibile e curabile purché ci si pensi in tempo. E il ruolo del cardiologo è proprio questo".

Il cuore dev’essere monitorato durante le terapie? "I pazienti sono monitorati con attenzione con visite cardiologiche, elettrocardiogrammi, ecocardiogrammi che comprendono l’acquisizione di parametri sofisticati di funzione cardiaca. Esami del sangue con misurazione della troponina possono cogliere precocemente eventuali danni iniziali, permettendo di cambiare o ridurre le dosi di farmaco prima che vengano causate alterazioni irreversibili".

La radioterapia è rischiosa? "La terapia radiante moderna è estremamente mirata e sicura, ma chi si è sottoposto magari 20-30 anni fa a irradiazioni più estese e intense per tumori del seno o del mediastino corre un rischio di danno tardivo del muscolo cardiaco, delle valvole e dei segmenti iniziali delle coronarie".

Concluso il trattamento oncologico serve ancora il cardiologo? "Molti cardiopatici quando ricevono una diagnosi di cancro cadono in depressione e interrompono i trattamenti cardiologici che devono essere invece temporaneamente sospesi o adattati durante la chemioterapia o per l’intervento chirurgico ma in modo mirato. Altri, una volta superata la fase iniziale e rassicurati che avranno solo un basso rischio di recidive, si sentono immortali, sbagliando. Le cardiopatie rimangono la prima causa di morte nell’uomo ma anche nelle donne dopo i 50 anni e lo stato di attivazione infiammatoria durante malattie oncologiche aumenta anche il rischio di progressione dell’aterosclerosi".