Immunoterapia sul carcinoma del polmone: i dati che migliorano la sopravvivenza

I risultati dello studio di Fase 3 su pazienti trattati con chemio ma con malattia in progressione: si passa da 8 a 14 mesi

di ALBERTO LEVI
15 giugno 2025
I risultati dello studio di Fase 3 su pazienti trattati con chemio ma con malattia in progressione: si passa da 8 a 14 mesi.

I risultati dello studio di Fase 3 su pazienti trattati con chemio ma con malattia in progressione: si passa da 8 a 14 mesi.

Il carcinoma polmonare a piccole cellule è una patologia complessa. Al momento della diagnosi, la grande maggioranza dei pazienti presenta già una malattia in stadio esteso e dispone di opzioni terapeutiche molto limitate. In Italia, si registrano ogni anno oltre 40.000 nuovi casi di tumore del polmone, circa il 15% dei quali è rappresentato dal carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC). In Europa i nuovi casi di questa patologia sono circa 63.000-72.000 che diventano 330 mila in tutto il mondo.

Tra i dati presentati ad Asco, il Congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology, ci sono quelli dello studio globale di Fase 3 DeLLphi-304 di Amgen: l’utilizzo di Tarlatamab, la prima immunoterapia bispecifica, allunga la sopravvivenza globale (OS) da 8,3 a circa 14 mesi (13,6) rispetto alla chemioterapia standard in pazienti già trattati con progressione di malattia.

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La peculiarità di tarlatamab è la sua capacità altamente selettiva di legarsi sia alla proteina DLL3 sulle cellule tumorali, sia alla proteina CD3 sui linfociti T, attivando una risposta immunitaria diretta contro le cellule SCLC che presentano DLL3 (espressa nell’85-96% dei casi). Questa tecnologia, con cui Amgen ha trasformato il trattamento dei tumori del sangue come la leucemia linfoblastica acuta, entra ora per la prima volta in ambito oncologico applicata ai tumori solidi. Sulla base degli incoraggianti risultati provenienti dalla sperimentazione clinica, tarlatamab ha ricevuto un’approvazione accelerata da parte di FDA nel 2024.

"Un risultato così importante in termini di sopravvivenza mediana, parliamo di circa 14 mesi, è qualcosa che nel carcinoma polmonare a piccole cellule non si era mai visto – spiega Federico Cappuzzo, direttore UOC Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Regina Elena– . In questo tumore, spesso, si contano le settimane, più che i mesi. Con tarlatamab per la prima volta abbiamo pazienti con SCLC ‘lungosopravviventi’, anche oltre i 3 anni dal trattamento".

E prosegue: "Il bisogno di terapie innovative, efficaci e accessibili è altissimo. Questo trattamento rappresenta una sfida per tutta la comunità scientifica, che si trova oggi di fronte a un nuovo ‘mondo’ terapeutico, che richiede esperienza clinica, attenzione alla sicurezza ea percorsi di gestione dedicati. Come già accaduto per i tumori del sangue, anche qui sarà centrale l’apprendimento sul campo per integrare al meglio l’uso di questi farmaci nella pratica clinica".