Medicina interna, il 58% dei reparti in overbooking: “Un ricovero su 3 potrebbe essere evitato”

La fotografia della sanità in Italia scattata dalla ricerca della Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi). Perché è il reparto pù affollato e cosa emerge dalla survey

di PATRIZIA TOSSI
10 maggio 2025
La ricerca di Fadoi sui reparti di medicina interna in Italia

La ricerca di Fadoi sui reparti di medicina interna in Italia

Ospedali sovraffollati e liste di attesa lunghissime anche sui ricoveri: la difficile situazione dei reparti di medicina interna in Italia, dove viene curata oltre la metà dei pazienti. Cure sempre più complesse, che richiederebbero adeguate dotazioni di letti e personale. Eppure, trovare un posto in reparto è sempre più difficile.

"Oltre la metà delle medicine interne è attualmente in overbooking, mentre circa un terzo dei ricoveri potrebbe essere evitato con una migliore presa in carico dei servizi sanitari territoriali e se solo si facesse un po' più di prevenzione. In più l'85,6% dei reparti denuncia carenze oramai croniche di personale".

Ecco la difficile e complessa situazione della sanità italiana fotografata dalla ricerca della Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) realizzata su 216 unità operative dislocate in tutto il Paese. 

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Medicina interna: perché è il reparto più affollato

I reparti di medicina interna dei nostri ospedali sono quelli che assistono quasi la metà dei ricoverati, in particolare anziani e malati cronici con comorbilità, ovvero la presenza di due o più patologie nella stessa persona.

La medicina interna è quindi fondamentale per gestire patologie complesse, i medici internisti sono specializzati nel considerare il paziente nella sua interezza, guardando il quadro generale per poter capire i collegamenti tra sintomi e difficoltà.

È il contrario della medicina ultra specialistica, che a volte perde la visione di insieme e tratta ogni organo come se fosse a se stante. Il medico internista, con competenze multidisciplinari, si occupa delle diagnosi complesse e sviluppa terapie integrate, migliorando così anche la qualità della vita dei pazienti. 

Cosa emerge dalla ricerca

Sono alcuni dei dati che emergono dalla survey condotta da Fadoi su 216 unità operative sparse in tutte le regioni italiane. Nelle medicine interne, si legge nel report Fadoi, “si può dire che la sotto-utilizzazione dei posti letto sia un fenomeno inesistente, visto che appena lo 0,46% delle unità operative ha un tasso di utilizzo inferiore al 50% e lo 0,93% tra il 51 e il 71%”.

Ma – sottolinea la survey – mentre il 40,28% dei reparti occupa tra il 70 e il 100% dei letti a disposizione, il 58,33% va appunto in 'overbooking', con oltre il 100% dei letti occupati. “Ciò significa avere pazienti assistiti perfino su una lettiga in corridoio, con un solo separé a garantire la privacy. Ad acuire il tutto c'è poi la carenza di personale, riscontrata nell'85,65% dei casi".

L’allarme Fadoi: “Evitare i ricoveri impropri”

Secondo la Fadoi, la “situazione potrebbe essere un po' più gestibile se si potessero evitare i ricoveri impropri, quelli frutto di una difficoltà di presa in carico dei servizi territoriali, basati su servizi di assistenza domiciliare, reparti di post acuzie (ovvero strutture ospedaliere o residenziali che forniscono assistenza ai pazienti che hanno superato la fase acuta di una malattia ma che richiedono ulteriori cure, riabilitazione e supporto, ndr) e lungo degenza, ma in larga parte sulla rete dei medici di famiglia, anche loro sempre meno numerosi, con un numero elevato di pazienti da dover seguire e gravati sempre più da un enorme e spesso inutile carico burocratico".

Un ricovero su quattro potrebbe essere evitato con una rete di assistenza territoriale più adeguata (Adnkronos Salute) -

"Serve un’assistenza territoriale più adeguata”

"Mediamente un ricovero su quattro potrebbe essere evitato con una rete di assistenza territoriale più adeguata", prosegue la survey. “Nel 32,87% dei reparti – continuano i medici che hanno effettuato la survey – i letti che si sarebbero potuti liberare sono tra il 10 e il 20% del totale, nel 37% dei casi tra il 21 e il 30%, mentre nel 18,98% dei reparti si sarebbero potuti evitare tra il 31 e il 40% dei ricoveri con una migliore presa in carico del territorio. Percentuale che sale a oltre il 40% nel 6,02% delle unità operative, collocate soprattutto al Sud".

Prevenzione: fondi più bassi d’Europa

Discorso analogo per la mancata prevenzione. “Stili di vita scorretti, bassa aderenza agli screening, scarse coperture vaccinali, unite al più basso finanziamento pubblico d'Europa per la prevenzione – - rimarca la Fadoi – fatto è che a causa di tutto ciò almeno un quarto degli assistiti finisce in ospedale, quando avrebbe potuto evitarlo”.

Nel 35,19% dei reparti tra l'11 e il 20% dei ricoveri sono dovuti alla poca prevenzione; percentuale che sale tra il 21 e il 30% nel 30% delle unità operative, mentre si sta tra il 31 e il 40% nel 19,44% dei casi e oltre il 40% nell'8,80% dei reparti.

La riforma della sanità territoriale

"Se su quel che precede e dovrebbe evitare molti ricoveri la nostra sanità ancora arranca, altrettanto non si può dire per chi viene dimesso. Qui la percentuale di chi va a casa ma con l'assistenza domiciliare integrata attivata è salita al 43,98%, mentre il 26,85% va in Rsa e il 21,30% in qualche struttura assistenziale intermedia. Solo il 7,87% si ritrova nel proprio letto, ma senza servizi di presa in carico, né da parte del territorio, né dell'ospedale", osserva il report.