Il veleno del pesce palla può servire nella terapia del dolore

La tetradotossina è un veleno potentissimo, ma può anche essere il punto di partenza per lo sviluppo di farmaci analgesici. Ora c'è un nuovo metodo per sintetizzarla in laboratorio

27 luglio 2022
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Un pool internazionale di ricercatori è riuscito a produrre in laboratorio la tetradotossina, il micidiale veleno del pesce palla, per la prima volta con un numero relativamente ridotto di passaggi. Il nuovo processo è anche molto più efficiente di tutti gli altri sperimentati in precedenza, cosa che in futuro potrebbe potenzialmente aprire le porte all’impiego di questa sostanza in ambito medico nella terapia del dolore.

Che cos’è tetradotossina

Si tratta una potente neurotossina la cui è presenza è nota soprattutto nel pesce palla, che non a caso nella cucina giapponese può essere trattato solo da mani espertissime (il suo consumo è proibito in Italia). In realtà la tetrodotossina (TTX) non viene prodotta dai pesci, ma da dei batteri simbionti che vivono al loro interno; per questa ragione si può trovare anche in diversi altri animali, come alcune specie di polpi, stelle marine o rospi. Il suo effetto letale (bastano 25 milligrammi per uccidere una persona) dipende dalla capacità di inibire i canali del sodio voltaggio dipendente nelle membrane delle cellule nervose, provocando un’interruzione degli impulsi nervosi e conseguente paralisi, che diventa progressivamente più grave fino a portare al blocco cardio-respiratorio.

Scoperta e sintesi

Benché la TTX sia stata isolata per la prima volta nel 1909, ci sono voluti decenni per comprendere suo il meccanismo d’azione e per riuscire poi a riprodurla per via sintetica in laboratorio. Il primissimo metodo risale al 1972 e da allora non sono stati fatti particolari passi avanti. A causa della natura complessa della sostanza si contano fino a 67 passaggi per ottenere delle molecole artificiali di tetrodotossina; il tutto con un rendimento molto scarso, appena dell’1%.

Dal veleno alla terapia del dolore

A distanza di 40 anni, il nuovo approccio descritto sulla rivista Science permette di sintetizzare il composto ‘solo’ in 22 passaggi e con una resa del 11%, che significa una riduzione dei tempi e dei costi maggiormente allineata agli standard di produzione industriali. L’aspetto davvero rivoluzionario, si legge nel documento, riguarda tuttavia la versatilità delle reazioni coinvolte nel processo, che sul piano teorico risultano funzionali alla creazione di derivati meno tossici e su misura per esigenze specifiche. Secondo gli autori, le proprietà della tetrodotossina potrebbero infatti tornare utili per progettare farmaci analgesici, in grado di modulare l’attività nervosa e quindi alleviare il dolore.