I farmaci anti-obesità potrebbero aiutare in neuropsichiatria
Le evidenze scientifiche non solo confutano l’esistenza di un nesso di casualità tra i nuovi farmaci antiobesità (GLP-1), come la...
Le evidenze scientifiche non solo confutano l’esistenza di un nesso di casualità tra i nuovi farmaci antiobesità (GLP-1), come la semaglutide, liraglutide e dulaglutide, e l’insorgenza di pensieri suicidi, ma estendono potenzialmente le possibili applicazioni di questi medicinali contro alcune patologie neuropsichiatriche, come i disturbi dell’alimentazione, la depressione, le dipendenze e l’Alzheimer.
A fare il punto sull’argomento sono gli esperti della Società di Neuro Psico Farmacologia (SINPF): "Si tratta di composti simili ad ormoni naturalmente presenti nel nostro organismo, detti agonisti o analoghi del glucagon like peptide 1 (GLP-1), per i quali sono disponibili evidenze crescenti in termini di efficacia, oltre che per il trattamento del diabete e dell’obesità, anche per altre patologie neuropsichiatriche – spiega Bernardo Maria Dell’Osso, direttore del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell’ASST Fatebenefratelli- Sacco di Milano –. La ricerca ha evidenziato una serie di effetti a livello del sistema nervoso centrale, con implicazioni nell’area della salute mentale potenzialmente non inferiori a quelli visti in endocrinologia. Sempre più numerosi report portano la comunità scientifica ad interessarsi in misura crescente ai trials che stanno testando l’uso dei GLP-1 agonists nella terapia di alcuni disturbi psichiatrici".
"I timori iniziali circa gli effetti collaterali stanno iniziando a essere progressivamente sostituiti da nuove speranze”, evidenzia Claudio Mencacci, co-presidente SINPF. Uno studio del National Institute on Drug Abuse (NIDA), americano, pubblicato recentemente sul Nature Medicine, ha dimostrato come le persone che assumono semaglutide – e che non hanno una storia pregressa di ideazione suicidaria – hanno fino a quattro volte di probabilità in meno di avere pensieri suicidari. Mentre i pazienti con una storia di ideazione suicidaria che assumono semaglutide, hanno un rischio dimezzato".