Gli esami e il percorso per la PMA
La Procreazione Medicalmente Assistita mira a far crescere le possibilità di incontro tra spermatozoi e ovociti

La Procreazione Medicalmente Assistita mira a far crescere le possibilità di incontro tra spermatozoi e ovociti
Nonostante il documentato aumento d’infertilità delle coppie, si registrano ancora di fronte e questa iniziale diagnosi, sensi di ansia e inadeguatezza. In entrambi i sessi la capacità di procreare è legata erroneamente al concetto di identità e valore: la donna si sente completa nella sua funzione riproduttrice e l’uomo riconosciuto nella sua virilità, nonostante circa il 15-20% delle coppie vada incontro a diagnosi d’infertilità a causa età avanzata, l’uso di droghe (compreso il cosiddetto doping, cioè l’uso di steroidi anabolizzanti nello sport ma anche per il body-building), l’abuso di alcool, il fumo, le infezioni sessuali. Influiscono anche l’obesità o la magrezza eccessiva, perché entrambe portano a squilibri ormonali e mestruali.
C’è un primo problema da affrontare una volta ricevuta la diagnosi d’infertilità, che può coinvolgere l’uomo o la donna. Ci sono una serie di studi che orientano ancor oggi sul concetto di mascolinità legato alla capacità procreativa dell’uomo. Nell’identità maschile, la potenza sessuale è mescolata e confusa con la capacità di procreare. La stessa cosa può accadere alla donna che, con la perdita della fertilità, sente talvolta di aver perso anche la desiderabilità sessuale. Sono sensazioni che non hanno fondamento e si attutiscono soprattutto attraverso l’aiuto psicologico reciproco, a cui può venire in soccorso anche la tecnica quando si renda utile il ricorso alla procreazione assistita: ogni anno nascono circa 6 mila bambini nella sola clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano, uno dei due ospedali in cui vengono alla luce più bimbi in tutta Italia. Di questi 6 mila, almeno un bambino al giorno - tutti i giorni - nasce grazie alle tecniche della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Oggi le percentuali di successo sono decisamente migliori rispetto al passato, anche se non ancora ottimali: il picco è del 44%, con quasi un tentativo su due che va a buon fine, anche se le percentuali calano con l’avanzare dell’età della donna che cerca una gravidanza.
La PMA è un insieme di tecniche che hanno l’obiettivo di incrementare le probabilità di incontro tra i gameti maschili (spermatozoi) e quelli femminili (ovociti). La scelta della procedura dipende dalla causa di infertilità della coppia; si segue un principio di gradualità, partendo dalle tecniche meno invasive, per passare eventualmente a quelle più complesse in caso di bisogno. La condizione necessaria per poter accedere alle tecniche di PMA con il servizio pubblico è che si sia riscontrata una condizione di infertilità nella coppia, ovvero l’assenza di concepimento dopo 12 mesi di rapporti mirati non protetti.
Il percorso diagnostico che viene eseguito comprende oltre alla prima visita e alla consulenza specialistica, indagini specifiche. Per lui: spermiogramma (esame del liquido seminale), dosaggi ormonali (per valutare la presenza di eventuali deficit ormonali), indagini genetiche (per anomalie genetiche). Per lei: isterosalipinografia (per controllare lo stato delle tube), ecografia delle ovaie (per valutare la quantità di ovociti presenti), dosaggi ormonali, indagini genetiche, ricerca di agenti infettivi (ad esempio tampone vaginale).
Nonostante gli innumerevoli studi scientifici e le continue innovazioni tecnologiche abbiano ottimizzato i risultati, il tasso di successo delle tecniche ha ancora ampi margini di miglioramento. La probabilità cumulativa di ottenere una gravidanza dipende da tanti fattori, ma considerandoli tutti insieme è stata calcolata essere circa il 20-30% per ciclo.
Accanto alla procreazione medica assistita, le cure farmacologiche e chirurgiche conservano una loro importanza, validata dal suggerimento degli specialisti in casi selezionati, fermo restando che la mancata procreazione non può essere considerata un vulnus, ma un’occasione in più per dimostrarsi l’un l’altro comprensivi in nome di un bene consolidato, a cui viene a mancare una componente non secondaria ma nemmeno cogente.