Emicrania, nascono le prime linee guida internazionali per terapie più efficaci: i consigli degli esperti

Giornata nazionale del mal di testa, ecco i consigli degli esperti su prevenzione e trattamenti mirati. I dolorosi attacchi colpiscono 8 milioni di persone in Italia. Ma finora sono stati usati farmaci inefficaci

di VALERIA PANZERI
18 maggio 2025
L'emicrania colpisce 8 milioni di italiani

L'emicrania colpisce 8 milioni di italiani

Nella Giornata Nazionale del Mal di Testa, che si celebra in Italia il 18 maggio, arriva un segnale importante per la vasta platea di persone che soffre di emicrania, patologia neurologica complessa che coinvolge il sistema nervoso centrale, neurotrasmettitori e vasi sanguigni cerebrali.

Nonostante la sua diffusione – si stima che colpisca circa il 14% della popolazione mondiale e oltre 8 milioni di persone solo in Italia – per anni è stata sottovalutata e trattata con farmaci non specifici, come i comuni antinfiammatori (FANS). Soluzioni-tampone che, agivano in modo generico, riducendo l’infiammazione ma senza intervenire sulle cause profonde del dolore emicranico. Fortunatamente, negli ultimi anni, la ricerca ha compiuto significativi progressi nella comprensione dei meccanismi dell’emicrania, arrivando allo sviluppo di terapie sempre più mirate, sia per il trattamento degli attacchi che per la loro prevenzione. Di fronte a un ventaglio terapeutico così ampio e articolato, è emersa l’esigenza di uno strumento condiviso che aiutasse i medici a orientarsi in modo scientificamente fondato e aggiornato.

Nascono le prime linee guida internazionali sull’emicrania

La Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC) e la International Headache Society (IHS) hanno pubblicato congiuntamente le prime linee guida internazionali per il trattamento farmacologico dell’emicrania. Il documento, apparso sulla rivista scientifica Cephalalgia, è il frutto di un lungo lavoro di collaborazione tra i principali esperti italiani e internazionali nel campo delle cefalee. Le linee guida si articolano in due documenti distinti: il primo, di oltre 400 pagine, presenta un’analisi approfondita delle evidenze cliniche e dei metodi di valutazione utilizzati. Il secondo, più sintetico, raccoglie le raccomandazioni pratiche per la gestione quotidiana dell’emicrania da parte di medici specialisti e di medicina generale. “Disporre di linee guida costruite su criteri rigorosi e condivisi a livello globale – spiega la professoressa Marina de Tommaso, presidente della SISC e neurologa all’Università di Bari – permette ai medici di scegliere in modo consapevole le terapie più sicure ed efficaci per i pazienti. È anche uno strumento di riferimento per le istituzioni sanitarie, affinché garantiscano l’accesso ai trattamenti migliori”.  

Un percorso evolutivo

L'approccio terapeutico all’emicrania è cambiato radicalmente negli ultimi decenni. Inizialmente trattata con i soli FANS, spesso utilizzati in modo improprio o eccessivo – con il rischio di effetto rebound, cronicizzazione del dolore e danni a stomaco e cuore – a partire dagli anni ’90 sono comparsi i primi farmaci specifici, come i triptani, in grado di agire direttamente sui recettori della serotonina coinvolti nel dolore. Più recentemente, l’attenzione della ricerca si è concentrata sul CGRP (Calcitonin Gene-Related Peptide), un peptide chiave nella vasodilatazione e nella trasmissione del dolore emicranico. Sono così arrivati: i ditani, farmaci con un’azione mirata e minori effetti collaterali; i gepanti, che bloccano selettivamente il CGRP e gli anticorpi monoclonali, che agiscono direttamente sul CGRP o sul suo recettore, rappresentando una svolta nella prevenzione degli attacchi. Senza tralasciare La tossina botulinica, approvata per l’emicrania cronica, che inibisce la liberazione del CGRP da parte dei terminali nervosi. “Sebbene non possiamo ancora eliminare completamente l’emicrania in tutti i pazienti – spiega il professor Innocenzo Rainero, neurologo all’Università di Torino e presidente eletto della SISC – oggi possiamo ridurre significativamente la frequenza e l’intensità degli attacchi, migliorando nettamente la qualità di vita della maggior parte delle persone affette”.  

Quando rivolgersi allo specialista

Secondo le raccomandazioni degli esperti, l’automedicazione può essere accettabile in caso di episodi sporadici, ma quando gli attacchi diventano frequenti – ad esempio più di cinque al mese – è fondamentale rivolgersi al neurologo o ai Centri Cefalee, in particolare in presenza di forme croniche o resistenti ai trattamenti. In Italia sono attualmente attivi 75 Centri Cefalee accreditati dalla SISC, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Il medico di medicina generale, in questo percorso, resta una figura cruciale per la diagnosi precoce e l’invio tempestivo allo specialista.  

Nuove prospettive anche grazie alle modifiche normative

La comunità scientifica italiana ha avuto anche un ruolo di primo piano nella recente revisione dei criteri di prescrizione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). È stato abolito l’obbligo di sospendere il trattamento dopo un anno e, per i pazienti con emicrania cronica, è ora possibile associare i nuovi farmaci preventivi alla tossina botulinica. Questo ha reso la terapia più flessibile e personalizzata.  

Il ruolo delle terapie non farmacologiche

Parallelamente ai farmaci, anche le terapie non farmacologiche stanno acquisendo sempre più importanza. Tecniche come l’attività fisica adattata, la stimolazione cerebrale non invasiva, il rilassamento e la mindfulness si sono dimostrate efficaci nelle forme croniche resistenti ai farmaci. “Questi approcci – conclude la professoressa de Tommaso – meritano una maggiore attenzione da parte del Servizio Sanitario Nazionale, affinché vengano integrate nelle strategie di trattamento alla luce delle evidenze oggi disponibili”.