Migliaia di embrioni congelati senza un futuro: la legge vieta di donarli o usarli per la ricerca

Il paradosso della Pma. Oltre 31.000 embrioni sono nel limbo, destinati a rimanere per sempre nei laboratori. Non verranno mai utilizzati dalle coppie, ma non è possibile utilizzarli. La ministra Roccella: “Regolamentare l’adozione”. Per molti si tratta di “accanimento conservativo”

di MARINA SANTIN
28 maggio 2025
Migliaia di embrioni congelati senza un futuro

Migliaia di embrioni congelati senza un futuro

In Italia ci sono migliaia di embrioni congelati frutto di tecniche di procreazione medicalmente assistita (pma) che si trovano in una situazione incerta e di “non futuro”. Secondo la relazione del Ministero della Salute sullo stato di attuazione della Legge 40 del 2004, quella che regola attualmente la pma, sarebbero oltre 31.000 e potrebbero essere conservati per decenni o addirittura in eterno tramite il congelamento in azoto liquido, perché non verranno più utilizzati dalle coppie originarie.

La legge prevede infatti, che si possa rinunciare all’uso degli embrioni ma non permette di donarli ad altre coppie, di destinarli alla ricerca scientifica o di distruggerli, come avviene in altri paesi, anche europei. In molti definiscono il conservarli per sempre nella banca di un centro di pma un “accanimento conservativo”, perché i costi sono elevati e non c’è nessuna logica, perché non sono feti, ma blastocisti di tre-cinque giorni, ovvero un insieme di cellule prive di qualunque struttura o funzione e invisibili a occhio nudo.

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Roccella: “Regolamentare l’adozione degli embrioni”

Trovare una soluzione a questo ‘impasse’ diventa sempre più un’esigenza reale ma non è cosa facile. Fa infatti, discutere l’ipotesi suggerita da Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia e le pari opportunità, che ha ventilato l’intenzione del governo di “regolamentare l’adozione degli embrioni” congelati e rimasti inutilizzati, dopo che le coppie si sono sottoposte a procedimenti di fecondazione assistita.

Nel linguaggio medico e legale della pma, al contrario, non si parla di adozione, ma di donazione di embrioni, indicando con questo termine la possibilità, prevista in altri Paesi come Spagna, Belgio, Cipro e Regno Unito, di trasferire embrioni già formati e ritenuti idonei al concepimento a coppie che accedono a un percorso di pma.

Si tratta quindi di un’altra pratica di riproduzione assistita vera e propria che permette a una donna di ricevere uno o più embrioni fecondati in laboratorio e crioconservati, provenienti da coppie che hanno scelto di donarli, senza compenso, ad altri futuri genitori. Così facendo si abbattono notevolmente anche i costi perché il prezzo di una embriodonazione va da duemila a seimila euro a seconda del paese.  

Perché così tanti embrioni  

A causa della stimolazione ormonale a cui si sottopone la donna, in un ciclo di fecondazione in vitro si producono più ovociti che in un ciclo naturale. Dopo essere stati fecondati, gli embrioni in “sovrannumero”, ovvero quelli non utilizzati per un transfer in utero ma comunque idonei al concepimento, possono essere crioconservati e rimanere a disposizione delle coppie per transfer o gravidanze successivi evitando di dovere ripetere il procedimento. A oggi però, se la coppia decide non volere utilizzarli in seguito, questi embrioni in Italia rimangono senza destino.

Cosa prevede la Legge 40

La Legge 40 del 2004, che in Italia regola la procreazione medicalmente assistita, pur prevedendo nuove linee guida ogni tre anni in rapporto all’evoluzione medico scientifica, in realtà, non ha visto nessun aggiornamento dal 2015 e, a oggi, non affronta la questione degli embrioni e del loro stoccaggio, perché già in origine non prevedeva la produzione di embrioni in sovrannumero.

La legge, infatti, vieta la produzione di più di tre embrioni in laboratorio, obbligandone l’impianto in un unico trasferimento in utero, mettendo però a rischio la salute della donna che spesso andava incontro a gravidanze multiple. Questo obbligo normativo con il tempo è decaduto, ma rimane quello per i centri di procreazione medicalmente assistita di mantenere gli embrioni crioconservati in eterno.

Sembrano però essere in arrivo nuove linee guida che tengono conto degli avanzamenti degli ultimi anni, il cui testo cita, tra le novità da considerare e regolamentare “prescrizioni per la donazione l’approvvigionamento e il controllo di tessuti e cellule umani”.  

Adozione o donazione?

Chiamare “adozione” l’eventuale utilizzo di un embrione crioconservato significa anticipare la piena soggettività giuridica e morale di un essere non ancora formatosi, ovvero assegnare a un agglomerato di cellule uno statuto simbolico vicino a quello di una persona, che non solo sposta il dibattito dal campo della medicina riproduttiva a quello della bioetica religiosa e della biopolitica, ma rischia di mettersi in contrasto con altri diritti fondamentali, a partire da quello delle donne di scegliere sul proprio corpo. Il pericolo è quindi quello che, dietro una forma di tutela, si cerchi di ridefinire il significato stesso di persona, di genitorialità, di autodeterminazione.