Diabete tipo 1 e celiachia, per lo screening basta la puntura di un dito: “Ora si faccia a livello nazionale”

La Fondazione Italiana Diabete plaude ai risultati dello studio D1Ce condotto su oltre 5mila bambini in 4 regioni dall’Istituto superiore di sanità: è stato dimostrato che la ricerca degli anticorpi specifici è ben accetta dalle famiglie e sostenibile dal Ssn. Può salvare vite e aiutare la ricerca

di LAURA D BENEDETTI
30 giugno 2025
La misurazione della glicemia per il diabete

La misurazione della glicemia per il diabete

I risultati dello screening sperimentale effettuato in 4 regioni dall’Istituto superiore di Sanità su 5mila bambini per monitorare il Diabete 1 e la Celiachia hanno dato esito positivo. E la Fondazione Italiana Diabete chiede ora che il semplice prelievo capillare di ricerca degli anticorpi specifici venga diffuso in tutta Italia.

Lo screening nazionale? Fattibile

“I risultati del progetto ‘D1Ce Screen’ (ossia Diabete 1 e Celiachia) hanno dimostrato la fattibilità di uno screening su larga scala del diabete tipo 1 e della celiachia e rappresentano un’occasione preziosa per dare nuovo slancio al percorso di implementazione della Legge 130/2023. Ora serve accelerare sui decreti attuativi che permetteranno di applicare la normativa in tutto il Paese, estendendo gli screening a livello nazionale”. Così Nicola Zeni, presidente della Fondazione Italiana Diabete – Fid, è intervenuto al convegno promosso oggi, 30 giugno 2025, a Roma, dall’Istituto Superiore di Sanità durante il quale sono stati presentati i risultati di “D1Ce Screen”.

Coinvolti 5mila bambini

Lo studio, che ha coinvolto quattro regioni pilota, Lombardia, Marche, Campania e Sardegna, arruolando su base volontaria oltre 5.000 bambini sottoposti a ricerca degli anticorpi specifici per diabete 1 e celiachia, è stato condotto dall’Istituto superiore di Sanità (Iss) in convenzione con il Ministero della Salute e implementato da un Comitato direttivo che comprende, oltre ad Iss, la Società Italiana Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica – Siedp, la Federazione Italiana Medici Pediatri – Fimp, e proprio la Fondazione Italiana Diabete – Fid, che quattro anni fa ha dato il via al percorso che ha portato alla legge. L’obiettivo del D1Ce Screen era evidenziare la sostenibilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale, le potenzialità, le criticità organizzative e i costi-benefici di un potenziale screening su scala nazionale delle due patologie, così come previsto dalla Legge 130/2023.

Basta la puntura di un dito

Diabete, controlli della glicemia (Foto Ansa)
Diabete, controlli della glicemia (Foto Ansa)

“D1Ce – prosegue Zeni – ha confermato anche l’accettabilità degli screening da parte delle famiglie, così come lo studio Uniscreen, sostenuto da Fid e operato direttamente dalla Fondazione e dai volontari e i cui primi risultati sono da poco stati pubblicati su Frontiers in Public Health. Curare definitivamente il diabete di tipo 1 è l’obiettivo principale della nostra Fondazione. Per questo, tra gli altri, abbiamo finanziato Uniscreen, coordinato dall'Ircss San Raffaele, che ha previsto in una cittadina del milanese, uno screening di popolazione del diabete di tipo 1 e della celiachia, oltreché di altre malattie croniche cardiovascolari. Il lavoro, che ha fatto da apripista all’applicazione della Legge 130, ha evidenziato come in quasi il 50% dei soggetti un’unica puntura del dito fosse stata sufficiente per eseguire tutte le misurazioni oggetto dello studio e come oltre il 90% dei partecipanti avesse considerato il prelievo capillare semplice e pratico”.

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Screening utile anche per terapie e studi

“Sia D1Ce sia Unicreen hanno dimostrato come gli screening siano sostenibili e ben tollerati dalla popolazione. Adesso bisogna portarli al più presto in tutte le Regioni italiane. Il nostro impegno per raggiungere questo obiettivo è iniziato nel 2021, quando abbiamo dato impulso al percorso parlamentare culminato con la Legge 130/2023. Ne abbiamo sostenuto l’iter approvativo e oggi continuiamo a vigilare affinché diventi realtà, scongiurando che i bambini italiani destinati ad avere il diabete di tipo 1, sviluppino i sintomi più pericolosi della malattia, come la chetoacidosi, che può essere letale. Inoltre, ci auguriamo che la possibilità di monitorare questi bambini, come mai fatto finora, apra nuovi orizzonti verso una maggiore comprensione delle cause della malattia e verso terapie sempre più efficaci”, conclude Zeni.