Cosa fare quando trovi una zecca: i consigli degli esperti e gli errori da non fare
Dall’uso di sostanze irritanti alla rimozione sbagliata, ecco cosa evitare secondo medici ed enti sanitari per ridurre i rischi

Zecche: gli errori da non fare
Quando si ha a che fare con una zecca, la tempestività è importante, ma lo è anche la precisione delle azioni da compiere. Evitare errori comuni può ridurre sensibilmente i rischi per la salute. Seguendo i consigli degli enti sanitari e mantenendo una corretta osservazione post-puntura, è possibile gestire la situazione in modo efficace e sicuro. Ecco le cose da sapere.
Reagire con prontezza, ma senza improvvisare
Trovare una zecca attaccata alla pelle può generare ansia e reazioni istintive, ma è fondamentale mantenere la calma ed evitare gesti impulsivi. Secondo il Ministero della Salute e i CDC (Centers for Disease Control and Prevention), una rimozione scorretta può aumentare il rischio di infezioni o complicazioni, anche se la presenza della zecca non rappresenta di per sé un’emergenza. L’obiettivo è agire in modo tempestivo ma corretto, seguendo protocolli precisi.
Non usare sostanze irritanti
Come segnalato nelle linee guida sulle zecche diffuse dall’Istituto Superiore di Sanità uno degli errori più comuni è cercare di staccare la zecca utilizzando olio, alcol, acetone, ammoniaca, vaselina o calore (come accendere un fiammifero vicino alla pelle). Tali pratiche, spesso tramandate in modo informale, sono sconsigliate da tutte le principali autorità sanitarie, perché possono indurre il parassita a rigurgitare saliva e contenuti intestinali, aumentando il rischio di trasmissione di patogeni. Il CDC statunitense e il Ministero della Salute italiano concordano sul fatto che la zecca vada rimossa meccanicamente, senza l’uso di sostanze chimiche o irritanti.
Evitare di schiacciare il corpo della zecca
Durante la rimozione, un errore frequente è afferrare la zecca dal corpo anziché dalla testa. Questo può provocarne lo schiacciamento e facilitare il rilascio di fluidi potenzialmente infetti all’interno della pelle. È invece corretto, come raccomandato dal CDC, utilizzare pinzette a punta fine per afferrare la zecca il più vicino possibile alla superficie cutanea e tirare con un movimento lento e costante, evitando torsioni. Non vanno usate pinzette a punta larga o le dita, e non bisogna strattonare l’animale.
Non buttare via subito la zecca
Un altro errore comune è eliminare la zecca subito dopo la rimozione. In realtà, è utile conservarla in un contenitore pulito e chiuso, magari con una goccia d’alcol, per almeno qualche giorno. In caso di comparsa di sintomi, questa precauzione può facilitare la diagnosi da parte del medico o del veterinario, che potrebbe richiedere l’analisi del parassita. Alcune ASL italiane offrono anche un servizio di riconoscimento e analisi gratuita delle zecche, utile per valutare il rischio di trasmissione di malattie come la borreliosi di Lyme o la febbre bottonosa.
Non trascurare il monitoraggio successivo
Un errore da non commettere è sottovalutare il periodo successivo alla rimozione. Anche se la zecca è stata tolta correttamente e interamente, può comunque comparire un’infezione o una reazione sistemica. Per questo motivo, l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di monitorare la zona della puntura e lo stato di salute per almeno 30 giorni. Nel caso in cui compaiano arrossamento progressivo (soprattutto nella forma di un eritema a “doppio cerchio”), febbre, dolori articolari, mal di testa o spossatezza, è importante rivolgersi al medico.
Non assumere antibiotici senza indicazione medica
Infine, è bene chiarire un equivoco diffuso: non bisogna assumere antibiotici in via preventiva dopo una puntura di zecca, se non su indicazione specifica del medico. Le linee guida internazionali (CDC, ECDC) e italiane (ISS) raccomandano la profilassi antibiotica solo in presenza di sintomi compatibili o in casi ben selezionati, per esempio in contesti ad alto rischio documentato. L’assunzione immotivata di antibiotici non solo è inutile, ma può favorire lo sviluppo di resistenze batteriche.
Controllare, sempre
Un altro errore è credere che l’assenza di fastidio o prurito escluda la presenza della zecca. La puntura è indolore e spesso non ci si accorge del parassita finché non è ben attaccato. Per questo motivo, l’ISS raccomanda un’ispezione accurata dopo escursioni in zone a rischio, soprattutto su bambini, dietro le orecchie, lungo il cuoio capelluto, tra le dita dei piedi, nell’inguine o sotto le ascelle. Anche sugli animali domestici, la zecca può passare inosservata per giorni.
Le zecche non sono solo nei boschi
Molti associano le zecche esclusivamente ai boschi, ma questi parassiti sono presenti anche in giardini pubblici, orti, parchi urbani, sentieri e prati frequentati da animali selvatici o domestici. In Italia, il rischio è ormai diffuso anche in collina e pianura, e non solo in montagna. Secondo l’ECDC, i cambiamenti climatici stanno ampliando le aree di diffusione delle zecche e prolungando la loro stagione attiva.
I segni da riconoscere
Un errore diagnostico importante è confondere morsi d'insetto, dermatiti o arrossamenti comuni con l’eritema migrante. L’eritema tipico della malattia di Lyme ha una forma ben riconoscibile, a doppio anello, con bordi che si allargano gradualmente e centro più chiaro. Non è pruriginoso né doloroso. In caso di dubbio, è sempre meglio consultare il medico e non affidarsi a diagnosi visive sommarie.