Coppie infertili, la speranza di un figlio sembra un miraggio. Fino a 5 anni di attesa per il percorso terapeutico

L'allarme lanciato dalla Società italiana di riproduzione umana (Siru): “La causa del ritardo? La mancanza di linee guida appropriate”. Italia a due velocità: troppi viaggi della speranza

di VALERIA PANZERI
8 maggio 2025
Troppe liste di attesa per i percorsi contro l’infertilità

Troppe liste di attesa per i percorsi contro l’infertilità

Il fattore tempo, nelle coppie infertili, può giocare un ruolo essenziale. Soprattutto in presenza di patologie per le quali è consigliato, in caso di desiderio di genitorialità, di non procrastinare la ricerca di una gravidanza.

Quanto emerge da un'indagine condotta dalla Società italiana di riproduzione umana (Siru), nei centri italiani di riproduzione medicalmente assistita (Rma), è preoccupante. In Italia "le coppie infertili impiegano mediamente 4-5 anni per iniziare un percorso terapeutico adeguato, che può comprendere anche la riproduzione assistita, a partire dal momento in cui decidono che hanno bisogno di aiuto nel concepimento di un figlio che non arriva".

Fino a 5 anni di attesa per una terapia adeguata

Si tratta "di un dato allarmante considerando che l'aumento dell'età e della durata dell'infertilità possono compromettere le possibilità di successo delle cure. La causa principale del ritardo - prosegue la Siru -nell'avvio del percorso terapeutico adeguato può essere attribuita alla mancanza di Linee guida appropriate e dei relativi Percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali (Pdta) e, quindi, al fatto che le coppie non riescono ad orientarsi nella ricerca della soluzione". Paola Piomboni, presidente Siru, pone l'accento sulle conseguenze di questa condizione: "Dai risultati di uno studio pubblicato su Human Reproduction nel febbraio 20211, emerge proprio come il ritardo dell'avvio della fecondazione in vitro provochi una riduzione delle possibilità di successo, un effetto che si acuisce in modo particolare con l'età materna avanzata e in presenza di una causa nota di infertilità. Nelle donne di età pari a 36-37, 38-39 e 40-42 anni un ritardo di 6 mesi ridurrebbe le nascite rispettivamente del 5,6%, 9,5% e 11,8%, mentre i valori corrispondenti associati a un ritardo di 12 mesi sono rispettivamente dell'11,9%, 18,8% e 22,4%''.  

Sentenza Tar e le attuali linee guida ministeriali

Riguardo la possibilità di avere a disposizione linee guida appropriate, una recentissima sentenza del Tar del Lazio, emanata su ricorso delle società scientifiche Siru, Siu, Urop e Cecos Italia, ha annullato tutte le raccomandazioni in materia clinica aventi carattere vincolante per tutti i centri medici, contenute nelle ‘Linee Guida’ ministeriali sulla Rma del marzo 2024; queste ultime, infatti, non erano state elaborate secondo le vigenti norme italiane sul Sistema Nazionale delle Linee Guida, istituito e disciplinato dalla Legge Gelli-Bianco. "Nel nostro Paese è necessaria una riorganizzazione del sistema della riproduzione medicalmente assistita che non è più procrastinabile - afferma Antonino Guglielmino, fondatore della Siru - In assenza di linee guida non si riesce a discutere concretamente di Percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali (Pdta); questi rappresentano una cintura di protezione sanitaria per le coppie che, a partire dal medico di medicina generale o dal consultorio territoriale già coordinati con i centri di RMA, possono offrire, a seconda delle esigenze della coppia, esami diagnostici e terapie utili per raggiunge velocemente l'obiettivo del concepimento di un figlio".

Italia a due velocità: troppi viaggi della speranza

Vi è, inoltre, un secondo nodo. A distanza di 8 anni dalla definizione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in materia di Riproduzione Medicalmente Assistita entrati in vigore solo il primo gennaio 2025, "l'attuazione concreta su scala nazionale resta frammentaria e disomogenea. La discrezionalità regionale nell'applicazione delle norme, le differenze nei criteri di accesso, la carenza di centri pubblici accreditati e i tempi di attesa sempre più lunghi rappresentano ostacoli significativi per le coppie, generando diseguaglianze che minano il principio di equità del Servizio Sanitario Nazionale", sottolinea la Siru. Il report che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha trasmesso il 19 febbraio 2025 alla Camera dei Deputati conferma gravi disparità territoriali sotto il fronte di accesso alla Procreazione Medicalmente Assistita. Si rilevano veri e propri esodi dal Sud verso regioni del Nord. I centri della Lombardia eseguono il maggior numero di cicli in Italia, 23.607 cicli, pari al 24,6% dell’attività nazionale di II e III livello. Le 5 Regioni che svolgono il 68,7% dell’attività nazionale sono Lombardia (24,6%), Lazio (14,3%), Toscana (11,9%), Campania (9,7%) ed Emilia Romagna (8,2%).