Come togliere una zecca dalla pelle in tutta sicurezza. Rischi e sintomi delle punture
Quando si scopre una zecca sulla pelle è importante rimuoverla nel modo giusto. Niente panico: i consigli degli esperti ci aiutano a farlo in sicurezza evitando complicazioni. Le linee guida dell’Iss

Come togliere una zecca: cosa fare
Le zecche sono piccoli parassiti che si attaccano alla pelle per nutrirsi di sangue. Vivono in ambienti umidi e ombrosi, come boschi, prati, giardini e aree verdi frequentate da animali. La puntura non è dolorosa e spesso passa inosservata, fino a quando la zecca non si sarà installata più in profondità.
Il rischio di trasmissione di agenti patogeni riguarda una percentuale bassa dei parassiti e aumenta con il tempo di permanenza della zecca attaccata alla pelle, anche per questo è fondamentale agire con immediatezza ma senza panico. Rimuovere la zecca il prima possibile, in modo corretto e senza improvvisare, è possibile. Come ribadiscono le linee guida sulle zecche diffuse dall’Istituto Superiore di Sanità dopo l’estrazione è importante un periodo di osservazione di 30 giorni, durante i quali è sconsigliata la somministrazione del ciclo antibiotico. Ecco le cose da sapere.
Cosa serve per rimuovere una zecca in sicurezza
Il metodo consigliato dagli esperti consiste nell’uso di una pinzetta a punta fine, disinfettata prima dell’uso. Si devono afferrare saldamente le parti più vicine alla pelle, cioè la testa della zecca, senza schiacciare il corpo. Il parassita va estratto con un movimento lento e continuo, tirando dritto verso l’esterno, evitando torsioni o strappi.
Una volta rimossa, la zona deve essere disinfettata con un prodotto a base di clorexidina o alcol. Si raccomanda di non usare mai metodi empirici come olio, alcol, acetone, calore o sostanze irritanti: questi rimedi possono causare la rottura della zecca, con rilascio di saliva o materiale infetto.
Come comportarsi dopo la rimozione
Dopo aver tolto la zecca, è consigliabile annotare la data e la zona del corpo interessata e tenere monitorata l’area per almeno 30 giorni. Se compare rossore, gonfiore, febbre o malessere, è importante consultare il medico, soprattutto se si forma una macchia rossa estesa, detta “eritema migrante”, tipica della malattia di Lyme.
La zecca può essere conservata in un contenitore pulito, per eventuali analisi. In alcune ASL italiane è attivo un servizio di identificazione e analisi del parassita, utile in caso di sintomi o diagnosi sospetta.
Cosa accade se restano frammenti di zecca nella pelle?
In genere il corpo reagirà come accade con un corpo estraneo, ovvero espellendo naturalmente i frammenti nell’arco di pochi giorni. Ciò che veramente risulta cruciale in caso di zecche è l’osservazione.
Infatti, a prescindere che come la zecca sia stata estratta, è necessario osservare l’epidermide per i successivi trenta giorni. Una raccomandazione importante: l’area da osservare non deve essere limitata esclusivamente al sito della puntura. Il caratteristico eritema circolare cutaneo può migrare e comparire anche in altre parti del corpo.
Prevenzione: come ridurre il rischio di puntura
La protezione è la prima forma di prevenzione. L’ISS e il Ministero della Salute raccomandano di indossare abiti chiari, a maniche lunghe e pantaloni lunghi quando si frequentano zone a rischio, infilando i pantaloni nei calzini. Dopo escursioni o attività all’aperto, è bene controllare attentamente la pelle, in particolare su collo, ascelle, inguine, dietro le orecchie, vita e retro delle ginocchia. Anche gli animali domestici andrebbero ispezionati regolarmente.
Malattia di Lyme: sintomi e diagnosi
Tra le infezioni più note trasmesse dalle zecche, la malattia di Lyme è la più diffusa in Europa e negli Stati Uniti. È causata dal batterio Borrelia burgdorferi, trasmesso dalla zecca del genere Ixodes. In Italia, secondo i dati del Ministero della Salute, solo una percentuale limitata delle zecche (dal 2% al 20%, a seconda delle zone) è infetta, e non tutte le punture portano alla trasmissione del patogeno. Il rischio aumenta se la zecca rimane attaccata alla pelle per più di 24-36 ore.
Il sintomo più caratteristico della fase iniziale della malattia è il cosiddetto eritema migrante, una lesione cutanea che compare nel 70–80% dei casi entro 3–30 giorni dalla puntura. L’aspetto è tipico: si tratta di una macchia arrossata, tondeggiante, che tende a espandersi al centro formando una doppia corona, simile a un “bersaglio” o anello concentrico. Può essere accompagnata da febbre, dolori articolari, stanchezza, mal di testa e ingrossamento dei linfonodi. In assenza di trattamento, la malattia può evolvere verso forme più gravi a carico del sistema nervoso, cardiaco o articolare.
Attenzione: 30 giorni di osservazione
È importante sapere che la comparsa dell’eritema può avvenire anche se la zecca è stata rimossa correttamente e completamente. Non è quindi rilevante se, durante l’estrazione, rimane un piccolo frammento dell’apparato buccale (come una zampa o parte del rostro). La trasmissione dipende dall’eventuale presenza del batterio e dal tempo di attacco.
Per questo motivo, si raccomanda un monitoraggio accurato per almeno 30 giorni, osservando l’area della puntura e lo stato generale. In caso di sintomi sospetti, è necessario rivolgersi al medico per l’eventuale prescrizione di esami o terapia antibiotica mirata.
Attualmente, la profilassi antibiotica non è raccomandata di routine, ma solo in presenza di segni clinici o in caso di specifiche indicazioni mediche. Secondo le linee guida internazionali, la terapia antibiotica preventiva può essere valutata caso per caso solo se la zecca è stata attaccata per più di 36 ore e il rischio infettivo è confermato.