’Cassandra’, nuove speranze per il pancreas
Lo studio coordinato dal San Raffaele di Milano ha dimostrato un miglioramento terapeutico pre-operatorio rispetto allo standard

Lo studio coordinato dal San Raffaele di Milano ha dimostrato un miglioramento terapeutico pre-operatorio rispetto allo standard
Si chiama ‘Cassandra’ e ha permesso di ottenere un miglioramento nel trattamento preoperatorio dei pazienti con tumore del pancreas non metastatico rispetto all’attuale standard terapeutico. Il lavoro, made in Italy, ha coinvolto 17 ospedali in Italia e non è uno studio come gli altri. La sua particolarità? Essere totalmente finanziato dalle associazioni di pazienti. Ideatore e coordinatore è Michele Reni, primario delle Unità operative di Oncologia e Day hospital oncologico dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, direttore del programma strategico di coordinamento clinico del Pancreas Center (centro che ha arruolato circa il 50% dei pazienti dello studio), e associato di Oncologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
L’esperto ha presentato i risultati di questo studio di fase 3, randomizzato, multicentrico, al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), a Chicago, il più importante congresso mondiale dedicato all’oncologia. La ricerca, nata con l’obiettivo di migliorare i risultati terapeutici nei pazienti candidati all’asportazione chirurgica di un adenocarcinoma duttale del pancreas, ha confrontato l’efficacia di 2 schemi chemioterapici somministrati prima dell’intervento. I dati ottenuti hanno evidenziato che i pazienti trattati con Paxg, una combinazione di farmaci chemioterapici creata al San Raffaele nel 2012 e autorizzata dall’Agenzia italiana del farmaco Aifa nel gennaio 2020 per l’uso nei pazienti con tumore del pancreas metastatico o avanzato, hanno registrato una sopravvivenza – libera da eventi sfavorevoli – superiore rispetto a quelli sottoposti all’opzione terapeutica standard (mFolfirinox).
Il lavoro degli esperti interessa il tipo più comune di tumore maligno del pancreas, l’adenocarcinoma duttale (Pdac) che rappresenta il 95% di tutte le neoplasie pancreatiche maligne. Ogni anno costituisce circa il 3% dei nuovi casi di cancro, è la terza principale causa di morte oncologica e presenta il peggior tasso di sopravvivenza a 5 anni tra i tumori solidi. La malattia ha origine dalle cellule esocrine della ghiandola pancreatica, responsabili della produzione degli enzimi digestivi, che crescono in modo incontrollato diffondendosi rapidamente ad altri organi formando metastasi. Viene spesso diagnosticata in fase avanzata e solo il 10-20% dei pazienti è candidabile alla chirurgia. Tuttavia, in oltre il 90% dei pazienti con malattia apparentemente localizzata al pancreas, sono presenti metastasi microscopiche, non documentabili con gli strumenti diagnostici esistenti. Da qui la necessità di intervenire attraverso la chemio peri-operatoria che permette di ottenere più spesso la guarigione e di prolungare la vita dei pazienti rispetto alla chemio post-operatoria, il cui impiego è tra l’altro ostacolato dal lento e difficile recupero delle condizioni cliniche dopo un intervento impegnativo.
"Lo studio Cassandra nasce dalla necessità di migliorare la prognosi dei pazienti senza peggiorare la loro qualità di vita rispetto all’attuale standard", spiega Reni. I risultati raccolti hanno dimostrato che la sopravvivenza senza eventi sfavorevoli (progressione, recidiva, inoperabilità, aumento progressivo dei marcatori, riscontro di metastasi durante l’intervento, decesso) è stata significativamente più lunga nei pazienti trattati con Paxg rispetto a quelli che hanno ricevuto il trattamento standard. "Siamo di fronte a un passo storico nella lotta contro il tumore al pancreas – evidenzia Reni – per l’entità della differenza osservata rispetto a quello che, fino ad oggi, veniva considerato da molti lo schema terapeutico più efficace in questa malattia"