Anche in reparto la burocrazia toglie tempo alla cura dei pazienti

Il 65% degli oncologi chiede margini più ampi per omunicare meglio con i malati e aiutarli a capire il percorso terapeutico.

di Redazione Salus
18 maggio 2025
Il 65% degli oncologi chiede margini più ampi per omunicare meglio con i malati e aiutarli a capire il percorso terapeutico.

Il 65% degli oncologi chiede margini più ampi per omunicare meglio con i malati e aiutarli a capire il percorso terapeutico.

Il peso della burocrazia amministrativa che grava ogni giorno sui medici impatta sul tempo e sul benessere dei professionisti, generando inefficienze e costi evitabili, e può compromettere la qualità della relazione con il paziente. Pur senza intaccare la qualità delle cure, secondo l’indagine nazionale “Oncology and the Administrative Burden: an Italian Survey”, circa il 40% del tempo lavorativo degli oncologi è oggi assorbito da compiti amministrativi. Mentre la ricerca e le scoperte terapeutiche avanzano come mai accaduto negli ultimi cinquant’anni, cresce parallelamente la mole di compiti burocratici che rallenta l’attività clinica. Promossa da ISHEO, La Lampada di Aladino-ETS e CIPOMO, l’indagine ha coinvolto circa 200 oncologi.

"La giornata tipo di un oncologo non si esaurisce nella diagnosi e nella terapia – spiega Luisa Fioretto, presidente del CIPOMO –. Tra le attività cliniche si aggiungono anche la partecipazione ai team multidisciplinari, la formazione continua, l’attività di ricerca e la presenza a conferenze scientifiche. Un quadro che testimonia l’impegno globale richiesto a chi si occupa di malattie oncologiche".

Accanto a questi compiti ad alto valore clinico, cresce il tempo speso in attività amministrative: modulistica (richieste alla farmacia ospedaliera, ecc), gestione dei guasti informatici, compilazione e gestione dei dati clinici. "Tutte attività – aggiunge Davide Petruzzelli, autore dello studio, Oncology Patient Advocate e presidente de La Lampada di Aladino ETS – che potrebbero essere delegate, e oggi impattano soprattutto sull’attività clinica e sul tempo di relazione con il paziente. Il 62,5 % degli oncologi richiedono più tempo per la comunicazione con il paziente, anche alla luce di una sempre maggiore consapevolezza e partecipazione nelle scelte terapeutiche".

Quali compiti potrebbero essere delegati? "Una parte significativa potrebbe essere trasferita a personale amministrativo o tecnico – precisa Monica Giordano, segretaria CIPOMO e direttore di Oncologia all’Ospedale Sant’Anna di Como –. Un intervento praticabile, che restituirebbe tempo alla clinica e migliorerebbe l’efficacia complessiva del sistema".

L’altra faccia del problema è il burnout degli oncologi: "Lo stress continuo e la sottrazione di senso alla propria attività alimentano il rischio di burnout – sottolinea Rosarita Silva, presidente del Congresso e Tesoriere CIPOMO, oltre che Direttore Direttore SC Oncologia medica all’Ospedale di Fabriano (AN) –. Si tratta della sindrome da esaurimento professionale riconosciuta a livello internazionale (ICD-11), definita come una combinazione di esaurimento energetico, distacco emotivo dal lavoro e perdita di efficacia personale. Un campanello d’allarme che non può essere ignorato". In un settore come l’oncologia ad alto impatto psicosociale, l’attenzione alla qualità dell’esperienza lavorativa dei collaboratori assume carattere strategico. "Il benessere dei nostri pazienti passa anche attraverso il benessere dei nostri professionisti – conclude Fioretto – e il burden amministrativo è un problema che riguarda l’intero sistema sanitario anche in termini di appropriatezza di impiego dei diversi profili professionali, generando ulteriori costi evitabili".

f. f.