I 5 fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. “La prevenzione può evitare il 50% dei decessi”

Con oltre 140mila morti l’anno, le patologie del cuore sono la principale causa di morte in Italia. Giornata Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, la proposta Siprec: “Fare informazione a partire dai luoghi di lavoro. Ecco perché può fare la differenza”

di PATRIZIA TOSSI
13 maggio 2025
Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in Italia

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in Italia

"Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in Italia. Eppure, oltre il 50% di queste patologie può essere prevenuto grazie a interventi tempestivi, promozione di stili di vita sani, screening e una maggiore attenzione al rischio cardiovascolare nella pratica clinica”. Sono circa 140mila i decessi causati ogni anno da ictus, infarto e malattie del cuore: un dato allarmante che rappresenta ben il 30,8% di tutte le morti. Cinque i fattori principali di rischio. 

È quanto emerge dal resoconto nei medici riuniti a Roma in occasione della quinta edizione della Giornata Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, promossa il 13 maggio dalla Siprec (Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare). 

Quali sono i 5 principali fattori di rischio 

Secondo il 'Global Cardiovascular Risk Consortium' (NEJM, 30 marzo 2025), i cinque principali fattori di rischio – ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, fumo e obesità – sono responsabili di “oltre il 50% degli eventi aterosclerotici”. In uno studio su 2,1 milioni di individui in 133 coorti, la presenza di tutti e cinque i fattori nel corso della vita spiega un aumento di rischio del 24% nelle donne e del 38% nei maschi; al contrario, chi ne è privo guadagna circa 13,3 anni di vita in salute per le donne e 10,6 per gli uomini, con un picco di +14,5 e +11,8 anni di sopravvivenza legato al controllo di pressione e fumo tra i 55 e i 60 anni. 

"La sopravvivenza a molte malattie anche cardiovascolari spesso si traduce in cronicità sintomatiche e disabilitanti, che comportano pesanti conseguenze per l'individuo, per le loro famiglie e per la società, con ricadute anche socio-economiche". Lo ha detto il professor Massimo Volpe, presidente Siprec, intervenendo oggi a Roma. Una "longevità in salute è l’obiettivo necessario e raggiungibile attraverso un potenziamento delle politiche e degli interventi di prevenzione", ha concluso.

Siprec: “La prevenzione sul posto di lavoro”

"Investire in prevenzione non significa solo allungare la vita, ma migliorarne la qualità – hanno proseguito gli esperti – questo significa vivere più a lungo e in buona salute. Una strategia indispensabile per tutelare i cittadini e garantire la sostenibilità del nostro sistema sanitario”. Da queste premesse nasce dunque la proposta lanciata dalla Siprec: stimolare la prevenzione nei luoghi di lavoro per contribuire ad intercettare tempestivamente le condizioni più a rischio nei singoli individui, affiancando l'impegno del sistema sanitario nazionale.

"La prevenzione può essere realizzata a vari livelli (famiglia, scuola, università), oltre che nelle strutture sanitarie – ha spiegato il presidente Volpe – ma una grande opportunità è rappresentata dalle iniziative di prevenzione effettuata nei luoghi di lavoro: può favorire il benessere dei lavoratori e sostenere il lavoro delle strutture sanitarie”.