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Marzo, attenzione ai colpi di freddo

I dolori articolari e reumatici possono risvegliarsi o riacutizzarsi con gli sbalzi termici della primavera

19/03/2023 - di Roberto Baldi

I dolori reumatici non ci hanno abbandonato in inverno ed anzi si sono aggravati in alcuni casi per quella patologia cosiddetta “a frigore” (da freddo per chi non sa il latino) in cui i muscoli hanno subito contrattura aggiuntiva gravando in modo eccessivo su tendini, cartilagini e articolazioni, causando dolore e accentuando eventuali problematiche preesistenti.

 

È la caratteristica dell’inverno, accentuatasi a febbraio, il mese cosiddetto “febbraietto corto e maledetto“. Il primo consiglio utile è stato quello di coprirsi bene e a strati, perché il calore stimola un maggior afflusso di sangue e rilassa eventuali contrazioni muscolari; assumere una posizione corretta, soprattutto se si svolgono lavori sedentari.

 

Marzo è il mese dell’attesa di primavera, ma non deve essere quello dell’arrendevolezza. Le alternanze climatiche di questo mese impongono un’attenzione aggiuntiva, che ci costringe talvolta a variabilità soprattutto di abbigliamento e di esposizione all’aperto. Tanto più necessario questo criterio per chi ama avventurarsi nelle ultime settimane bianche in montagna, nelle giornate che si fanno più lunghe in cui ci si può abbandonare per l’intera giornata al piacere dello sci.

 

Per i più marzo significa addio cappotti, abbigliamento pesante, naso che cola, mani ghiacciate e buio alle 4. Nella realtà: bronchite assicurata, antistaminico, dolori articolari che nell’alternarsi delle temperature sono ancor più insidiosi e che ci fanno cadere nella trappola di un mese solo in apparenza docile.

 

Può accadere anche in questo mese di doversi assegnare nella fase acuta di risorgenti artralgie un riposo funzionale di alcuni giorni, l’assunzione di analgesici, antinfiammatori (es. FANS) e, talvolta, miorilassanti per limitare il dolore e consentire il movimento articolare.

 

Ma più giusto resta sempre rifarsi alla prevenzione che si richiama anzitutto all’abbigliamento a strati già indicato per i mesi scorsi con possibilità di aumento o diminuzione durante il variare del tempo, con l’aggiunta preventiva magari di integratori con glucosamina e magnesio, buone quantità di verdura e frutta contenenti vitamina C, fondamentali per la salute dei tessuti, così come gli omega 3 agiscono positivamente a livello di metabolismo generale.

 

Da tenere presente nel variare delle temperature del marzo pazzerello anche il cosiddetto colpo d’aria, ovvero il brusco raffreddamento del corpo (anche solo di una sua parte), dovuto all’esposizione diretta a correnti di aria fredda, che è ritenuto responsabile di una lunga serie di disturbi, tra cui: mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena (in particolare a carico dei muscoli del collo o della zona lombare, compreso il colpo di strega), e patologie alle vie respiratorie, come mal di gola, raffreddori, febbre, bronchiti e polmoniti.

 

Marzo non ha sempre gli occhi che sanno di cielo, come piace scrivere ai poeti della leggiadria forzata. Talvolta si abbassa improvvisa la temperatura e il vento soffia feroce e screanzato senza il profumo della primavera e i prati si tingono di un verde timido e scontroso con folate di vento che riempie l’aria di polline malato.

 

È il momento in cui sono in agguato ancora i dolori articolari che ci avevano accompagnato in inverno e che la stagione nuova elimina solo in parte, in attesa che arrivi il caldo riparatore e si possa finalmente concedersi alla liberalità necessaria, dopo i mesi del freddo col “dolore qui” e le conseguenti limitazioni motorie.

 

 

Come curare la sclerodermia

 

La sclerodermia è caratterizzata da ispessimento della cute. Può essere localizzata o sistemica. Più frequente nelle donne, in genere tra i 20 a i 50 anni. Esordisce spesso a livello delle dita mani (sclerodattilia), per estendersi ad altre aree con macchie di colore rosso-madreperlaceo.

 

A seconda degli organi che colpisce, questo ispessimento (fibrosi) può dare origine a complicanze anche gravi. La diagnosi è clinica, utile il riscontro di autoanticorpi nel siero. Terapia: corticosteroidi e immunosoppressori.

 

 

La malattia ’invisibile’ che in Italia colpisce due milioni di persone

 

La fibromialgia è ancora oggi per molti una malattia per così dire invisibile, perché il corteo di sintomi che l’accompagnano (dolori muscolari e tendinei diffusi, stanchezza cronica, difficoltà a concentrarsi, colon irritabile ecc) può avere attinenza con diverse situazioni psicologiche anziché nel vero e proprio settore delle reumatalgie.

 

Ancor oggi la fibromialgia non è inclusa negli elenchi ministeriali delle malattie croniche e invalidanti e non rientra nei LEA ovvero nei livelli essenziali di assistenza. Ciò significa che i pazienti non hanno diritto all’esenzione dal ticket per le prestazioni specialistiche, i farmaci o qualsiasi forma di terapia, nonostante si calcolino in circa due milioni le persone affette da fibromialgia (FM) in Italia, delle quali oltre 500mila presentano un livello di severità grave o molto grave.

 

L’appello per una diversa valutazione è giunto anche dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR) in occasione dell’ultimo congresso nazionale, svoltosi nel novembre dell’anno scorso a Rimini. Chi si è trovato a dirigere come il sottoscritto un’unità operativa di medicina legale con presidenza delle varie commissioni d’invalidità civile sa i problemi del paziente di fronte a questa negazione aprioristica.

 

Non esistono purtroppo test diagnostici specifici per la diagnosi di fibromialgia, resta al momento una diagnosi di esclusione. Non bisogna dimenticare, inoltre, che la sindrome fibromialgica può anche essere secondaria ad altre patologie sistemiche, quali malattie autoimmuni, endocrinologiche o oncologiche.

 

Lo specialista di riferimento è il reumatologo, data la complessità del procedimento diagnostico. Le cure: esercizi fisici di rilassamento tipo aerobico; controllare adeguatamente l’alimentazione che varia a seconda del paziente, prediligendo carboidrati complessi agli zuccheri semplici, pesce e carni bianche, verdura e frutta di stagione, evitando fritti e condimenti elaborati; farmaci antidolorifici ed antinfiammatori.