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Long Covid: individuati quattro fattori di rischio

Da uno studio statunitense arriva un'importante risposta sulle condizioni che sembrano predisporre alcune persone allo sviluppo della sindrome post-acuta da Covid-19

31/01/2022

Uno studio pubblicato sulla rivista Cell ha individuato quattro fattori chiave che sembrano strettamente legati al rischio di sviluppare il long Covid (Pasc, dall’inglese Post-Acute Sequelae of Covid-19), la sindrome post-virale caratterizzata da problemi di salute di vario genere, che può colpire chi ha contratto il coronavirus anche a distanza di tempo dalla negativizzazione. I risultati sono il frutto dello sforzo congiunto di una numerosa squadra di ricercatori statunitensi, che hanno monitorato oltre 300 pazienti durante e dopo l’infezione causata da SARS-CoV-2.

Quali sono i fattori di rischio

Le analisi hanno evidenziato quattro condizioni che, più di altre, anticiperebbero l’insorgere di disturbi e manifestazioni cliniche dopo che si è guariti dal Covid-19. Nello specifico, a giocare un ruolo particolarmente significativo sarebbero il diabete mellito di tipo 2; la presenza di autoanticorpi, ossia anticorpi diretti erroneamente contro il proprio organismo; la viremia (cioè la carica virale) nelle prime fasi dell’infezione; la riattivazione nel sangue del virus di Epstein-Barr, l’agente responsabile della mononucleosi. Va ricordato che il long Covid appare invece indipendente dall’intensità dei sintomi durante la malattia, in quanto si può manifestare anche in pazienti che hanno contratto il Covid-19 in modo lieve.

Effetti post-Covid: comprendere per curare

James Heath, coautore e presidente dell’Institute for Systems Biology (ISB) ha spiegato che l’identificazione di questi fattori può essere una svolta importante “per capire e potenzialmente trattare il long Covid”. Al momento non esistono terapie specifiche per curare la sindrome post-acuta, anche se in compenso stanno emergendo sempre più prove riguardo al fatto che i vaccini possano ridurre gli strascichi della malattia. Heath ha poi aggiunto che la scoperta supera i confini del Covid-19, in quanto può essere d’aiuto per “inquadrare meglio altre condizioni croniche, come ad esempio la sindrome della malattia di Lyme post-trattamento “.

Long Covid: quali sono i sintomi?

Facendo una media tra le varie ricerche condotte finora sull’argomento, si stima che tra il 3 e il 12% delle persone che hanno contratto COVID-19 riscontri ancora disturbi a 12 settimane dal termine dell’infezione. Lo spettro dei sintomi documentati è molto ampio e include tra le molte cose dispnea (la cosiddetta “fame d’aria”), affaticamento, mal di testa, dolori muscolari, disfunzioni sessuali, prurito, palpitazioni cardiache e problemi alla vescica.