Con il sostegno di:

Long Covid e sofferenza cardiovascolare, nuove linee guida

L'infezione si trascina spesso causando danni permanenti al cuore

17/04/2022

Esiste un long Covid che assale il cuore, definito dagli esperti PASC (Sequele Post Acute da SARS-CoV-2) tanto che l’American College of Cardiology ha appena pubblicato un documento di consenso sulla gestione dei pazienti con long Covid con segni di sofferenza cardiovascolare. In occasione della pubblicazione delle nuove linee guida statunitensi, la Società Italiana di Cardiologia (SIC) richiama la necessità di maggiore attenzione alla salute di cuore e arterie dopo l’infezione. “Dobbiamo seguire con attenzione l’evoluzione di questi pazienti – afferma Pasquale Perrone Filardi, ordinario di cardiologia all’Università Federico II di Napoli – questo virus è subdolo ed è essenziale individuare subito un’eventuale sofferenza a livello cardiovascolare per poter intervenire al meglio”.

 

Tachicardia

“Sono sempre più numerosi i casi di pazienti con un interessamento al cuore dopo l’infezione acuta”, sottolinea da parte sua Ciro Indolfi, presidente SIC, Società italiana di cardiologia. “Nella sindrome PASC cardiovascolare sono presenti sintomi tipici come tachicardia, dolore toracico e mancanza di respiro. Quel senso di fatica e la ridotta capacità di svolgere esercizio fisico innescano una spirale negativa”.

 

Rischio cardiopatie

Uno studio pubblicato su Nature Medicine, condotto su più di 150mila pazienti guariti dal Covid-19 confrontati con oltre 5 milioni di controlli sani, ha dimostrato che, dopo il contagio, il rischio di patologie cardiovascolari aumenta significativamente, anche in chi ha meno di 65 anni senza fattori di rischio come obesità o diabete. È stato dimostrato che i pazienti guariti dal Covid hanno il 52% di probabilità in più di ictus. E il pericolo di scompenso cardiaco aumenta del 72%. “È uno scenario che impone di recuperare quanto prima i ritardi accumulati – si legge in una nota dell’ufficio stampa Foce, Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi – salvaguardando la rete dell’emergenza cardiologica, per poi investire più risorse in ricerca e prevenzione. Vanno inoltre eliminate le disparità tra gli standard di assistenza forniti nelle diverse regioni. E devono essere rinnovate le infrastrutture dei grandi ospedali”.

 

Contromisure

“Si sta delineando un quadro preoccupante che rischia di annullare le importanti conquiste ottenute in oltre 20 anni – spiega Indolfi -. Le malattie del cuore interessano 7,5 milioni di persone in Italia. In 36 anni (1980-2016) la mortalità totale per le malattie cardiovascolari si è più che dimezzata e il contributo delle nuove terapie è stato quello che più ha influito su questa tendenza. Ma la pandemia sta annullando tutti questi progressi. Non è allarmismo ingiustificato, come qualcuno ha addirittura affermato. Le nostre preoccupazioni si basano su dati certi”.