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Lockdown, negli anziani depressi la memoria è invecchiata di 6 anni

Uno studio inglese ha osservato che, nelle persone sopra i 50 ansiose e depresse, la pandemia ha provocato un declino significativo di alcune funzioni cognitive

15/11/2021

La pandemia e i lockdown hanno colpito ognuno di noi con intensità diversa. Alcune persone hanno addirittura trovato dei risvolti positivi nella solitudine forzata. Ma sui soggetti psicologicamente fragili l’impatto negativo è stato enorme: le persone anziane che hanno vissuto il primo anno di Covid con ansia e stati depressivi, hanno subito un declino della memoria a breve termine paragonabile a quello che si riscontra normalmente in sei anni di invecchiamento, e un declino dell’attenzione pari a cinque anni di invecchiamento.

 

È quanto riscontrato da una ricerca dell’Università di Exeter e del King’s College London. I ricercatori sono partiti da uno studio online denominato PROTECT, che ha fornito loro informazioni dettagliate su 6300 persone di età superiore ai 50 anni, in merito al loro stile di vita, alla salute mentale e all’efficienza delle funzioni del cervello, misurate attraverso specifici test cognitivi. I dati si riferivano al periodo 2019-2020, includendo quindi tutta la prima fase della pandemia, la più dura per impatto emotivo e psicologico e per restrizioni.

 

I ricercatori hanno osservato un aumento nel numero di persone che presentavano depressione e ansia, valutate in base a criteri medici, e i test cognitivi hanno rilevato corrispondenti cali di memoria e attenzione in coloro che avevano valori medi o alti di queste condizioni. Il peggioramento è risultato appunto equiparabile a quello che ci si aspetterebbe di vedere in diversi anni di invecchiamento. “È probabile che i fattori determinanti siano stati i lunghi periodi di lockdown e l’impatto senza precedenti del degrado della salute mentale causato dalla diffusa preoccupazione nel corso della pandemia”, dice l’autrice principale Helen Brooker; “È importante comprendere meglio queste dinamiche in modo da riuscire a sviluppare strategie efficaci per supportare le persone e salvaguardare la salute mentale e del cervello nel caso di future pandemie”.