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Limitare le aggiunte di sale sui cibi allunga la vita

Un minor consumo di sale da cucina regala un'aspettativa di vita più lunga, sia negli uomini che nelle donne di mezza età

13/07/2022

Mangiare salato accorcia la vita, viceversa limitare progressivamente (meglio ancora eliminare) le prese di sale sulle pietanze è un passo in più verso la longevità. Secondo una ricerca che ha coinvolto più di mezzo milione di cittadini britannici di mezza età, aggiungere sale da cucina ai cibi riduce di oltre due anni l’aspettativa di vita per gli uomini e di un anno e mezzo per le donne. Pur trattandosi di un tema ampiamente dibattuto, gli autori dell’indagine rivendicano di essere i primi a mettere in luce una evidente relazione tra morte prematura e consumo di cloruro di sodio a tavola.

Le abitudini a tavola

Lo studio è stato condotto servendosi delle informazioni contenute nel database UK Biobank. Gli oltre 500 mila partecipanti sono stati coinvolti tra il 2006 e il 2010, venendo poi monitorati in media per un periodo di nove anni. A ciascuno di essi è stato chiesto attraverso un questionario se fossero soliti aggiungere sale alle pietanze e con quale frequenza. In aggiunta sono stati presi in considerazione altri fattori tra cui età, sesso, etnia, indice di massa corporea, attività fisica, assunzione di alcol, uso di sigarette e presenza di eventuali malattie.

Un conto salato… per la salute

Rispetto a chi aggiunge bassissime o nulle quantità sale, i soggetti che salano regolarmente i cibi sembrano esporsi a un rischio di morte prematura superiore del 28%. Negli uomini e nelle donne di almeno 50 anni che usano sempre il sale è stata riscontrata in particolare un’aspettativa di vita più corta rispettivamente di 2,3 e 1,5 anni. Da notare che la ricerca non ha preso in considerazione il condimento degli alimenti durante il processo di cottura.

Poco sale, ma non solo

“Anche una modesta riduzione dell’assunzione di sodio a tavola può portare a sostanziali benefici per la salute”, ha sottolineato in un’intervista il primo autore Lu Qi, professore presso la Tulane University di New Orleans. Secondo le stime più accreditate, il 70% dell’assunzione di sodio nella popolazione occidentale proviene da alimenti lavorati, mentre l’8-20% deriva dal sale aggiunto durante i pasti. Allargando il discorso, gran parte degli esperti concorda sulla necessità di abbinare un impiego parsimonioso del sale da cucina con una dieta ricca di frutta e verdura.