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Quella porta che collega cervello e intestino

Ricerca dell’Humanitas: plesso coroideo nell’encefalo blocca un cancello viscerale

19/12/2021 - di Maurizio Maria Fossati

Che la pancia sia il nostro secondo cervello non è una novità. È noto infatti che i neuroni dell’addome siano in dialogo continuo con le cellule nervose della testa, tant’è vero che mangiare un cibo gustoso o del cioccolato ci mette subito di buonumore. Ma che il cervello abbia un suo “filtro”, o meglio una sorta di “cancello” da poter chiudere quando viene minacciato dalle infiammazioni intestinali è una vera novità. È questa l’ultima scoperta di un team di ricercatori coordinati da Maria Rescigno, capo del Laboratorio di Immunologia delle Mucose e Microbiota di Humanitas (Rozzano, MI).

 

Uno studio pubblicato su “Science”

 

Il “cancello” si chiama plesso coroideo ed è una struttura presente nel cervello, dove viene prodotto il liquido che avvolge e protegge l’encefalo e il midollo spinale. Il plesso coroideo agisce anche come sistema di filtrazione: rimuove i rifiuti metabolici, le sostanze estranee e i neurotrasmettitori in eccesso, mentre permette l’ingresso al cervello di sostanze nutritive e svolge un ruolo di difesa immunitaria. «Con il nostro studio – spiega Maria Rescigno – abbiamo documentato il meccanismo che blocca l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori generati nell’intestino. Segnali che viaggiano attraverso il flusso sanguigno. Il plesso coroideo blocca la strada all’infiammazione isolando il cervello dal resto dell’organismo».

 

Ma non solo. La scoperta del team di Humanitas ha permesso un’altra importante osservazione: l’isolamento “difensivo” del cervello è responsabile di alterazioni comportamentali dell’individuo tra cui l’insorgenza di stati d’ansia e di depressione. «Quando il cancello si chiude di fronte al pericolo di una forte infiammazione intestinale per impedire il propagarsi dell’infiammazione al cervello – continua la professoressa – l’ansia e la depressione possono essere considerate parti della malattia infiammatoria e non solo manifestazioni secondarie».

 

A questo punto, la scoperta di una così stretta correlazione tra l’infiammazione intestinale, gli squilibri del microbiota e l’attività cerebrale aprono gli orizzonti a nuovi studi e interpretazioni del rapporto intestino-cervello. I ricercatori stanno già lavorando per capire quali molecole possano essere coinvolte nelle anomalie comportamentali e quali cellule e componenti utili per la nostra salute restano intrappolate fuori dal cervello quando il plesso si chiude.

 

Lo studio ha evidenziato che un’attività immunitaria eccessiva, ma anche insufficiente, è indubbiamente dannosa per la funzione del sistema nervoso. Adesso sarà importante definire i meccanismi attraverso cui questo avviene. E sarà altresì importante verificare quali altre malattie possono generare segnali infiammatori che, attraverso il sangue, portano alla chiusura del “cancello” cerebrale, e quindi all’ansia e alla depressione. Nel mirino, tra gli altri squilibri, l’obesità. E in particolare quella infantile.