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Difese immunitarie e vitamina D, effetto barriera contro i virus

Bassi livelli di ormone accompagnano fasi acute nel lupus e nell'artrite reumatoide

28/11/2021 - di Gloria Ciabattoni

Una recente pubblicazione del professor Francesco Bertoldo riporta le evidenze di una forte associazione tra vitamina D e immunità. L’associazione è evidente nelle malattie autoimmunitarie come l’Artrite Reumatoide o il Lupus Eritematoso, dove sia nei modelli animali che nell’uomo il livello di attività di malattia risulta correlato ai bassi livelli di vitamina D, anche se non vi sono evidenze altrettanto forti che confermino l’efficacia della supplementazione con vitamina D nel controllo di queste malattie. Bassi livelli si associano al rischio di infezioni respiratorie in genere di natura virale.

 

Il virus dell’influenza può essere letale per gli anziani, gli adulti con comorbidità e gli obesi. Precedenti lavori su adulti affetti da virus dell’influenza hanno dimostrato che essi presentano una maggiore incidenza di ipovitaminosi D, e da uno studio è emerso che normali livelli di vitamina D comportano una migliore risposta immunologica al vaccino. Una recente analisi di una serie di studi comprendente circa 75 mila pazienti trattati con supplementi di vitamina D indica come questa possa prevenire le infezioni respiratorie.

 

Studi realizzati in unità rianimatorie hanno mostrato la potenziale efficacia della vitamina D nel ridurre lo stress respiratorio. Il passaggio allo studio del ruolo della vitamina D nelle infezioni da SaRsCoV-2 è stato consequenziale. I pazienti, soprattutto se con con più patologie, evolvono nella sindrome da distress respiratorio e insufficienza multi-organo con conseguente esito letale. Dopo l’infezione da Sar-Cov-2, la risposta immunitaria ’esuberante’ porta ad un eccesso di produzione di citochine proinfiammatorie con coinvolgimento non solo polmonare, ma con gravi danni alle cellule, ai tessuti e agli organi sani. Da studi epidemiologici, le aree geografiche con maggiore incidenza di Covid-19 sono a latitudini più elevate, con bassa esposizione alla luce solare, e questo potrebbe spiegare i livelli più bassi di vitamina D, che potrebbero aumentare la suscettibilità a Covid-19. È stato anche provato che chi è ad alto rischio Covid presenta anche carenza di vitamina D, e spesso si tratta di persone affette da malattie croniche come il diabete mellito e le malattie cardiovascolari, gli obesi e gli anziani.