Angelo Marzano: "Dermatologia, oggi i farmaci biologici danno grandi risultati"

"Le patologie infiammatorie come psoriasi e dermatite atopica sono le più comuni, mentre vitiligene e alopecia sono malattie autoimmuni".

di FEDERICA PACELLA
18 maggio 2025
"Le patologie infiammatorie come psoriasi e dermatite atopica sono le più comuni, mentre vitiligene e alopecia sono malattie autoimmuni".

"Le patologie infiammatorie come psoriasi e dermatite atopica sono le più comuni, mentre vitiligene e alopecia sono malattie autoimmuni".

Curare la pelle significa prendersi cura del benessere complessivo della persona, perché si tratta di un sistema complesso che dialoga costantemente con la salute fisica, emotiva e sociale. Lo sa bene il Prof. Angelo Valerio Marzano dell’Università degli Studi di Milano e Direttore della Struttura Complessa di Dermatologia della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, centro di eccellenza con una lunga storia, punto di riferimento a livello nazionale per le malattie cutanee rare, con oltre 100 trial clinici in corso su nuovi farmaci.

Professore, quali sono le patologie della pelle più diffuse? "Le malattie più comuni che trattiamo sono quelle infiammatorie, di cui psoriasi e dermatite atopica sono gli esempi più caratterizzanti. Per ciascuna delle due patologie, abbiamo più di 1500 pazienti in cura, numero in costante aumento per effetto della maggiore consapevolezza rispetto alla malattia, ma anche per la sempre maggiore conoscenza del nostro centro. Quasi la metà è in trattamento con farmaci innovativi, in particolare con i cosiddetti biologici".

Che benefici danno i farmaci biologici? "Hanno davvero cambiato la gestione di molte patologie. Pensiamo alla dermatite atopica: un tempo per le forme più gravi, si arrivava al ricovero, anche per tempi lunghi. Altre forme non sono così gravi, ma coinvolgono sedi corporee che hanno un impatto importante psicosociale, ad esempio il cuoio capelluto, volto, mani e genitali. Oggi, grazie ai nuovi farmaci, possiamo agire in modo mirato sulla patogenesi della malattia, riducendo sintomi debilitanti come il prurito, che possono compromettere la vita sociale e lavorativa".

Spesso la dermatologia è associata all’estetica. È davvero così? "Ci sono patologie un tempo considerate solo estetiche, ad esempio, la vitiligine e l’alopecia, di cui però si è capita la profonda importanza. Oggi, infatti, sappiamo che sono malattie autoimmuni, con una ampia gamma di comorbidità associate, e che hanno una rilevante ricaduta psicologica. In generale, ogni patologia della pelle può avere un impatto sulla quotidianità, sulla psiche della persona, per cui va trattata con molta cura".

Ad esempio? "Abbiamo centinaia di casi di malattie bollose, che comportano la formazione di cavità piene di liquido nella cute, anche a livello delle mucose. Pensiamo al pemfigo, patologia autoimmune rara che, prima dell’introduzione del cortisone, portava alla morte del 50-70% dei pazienti. Oggi noi usiamo una terapia mirata, l’anticorpo monoclonale rituximab, perché il cortisone - che pur aveva migliorato l’aspettativa di vita - portava con sé gravi effetti collaterali. Lo stesso dicasi per il pemfigoide, patologia che colpisce soprattutto i pazienti anziani, che si appresta a vivere una rivoluzione grazie all’introduzione nei prossimi anni di nuovi farmaci, capaci di ridurre le dosi cumulative di cortisone. E poi c’è il pioderma gangrenoso, altra malattia rara, che si manifesta con ulcere cutanee in particolare agli arti inferiori, di cui il nostro ambulatorio segue una delle casistiche più ampie in Italia".

Come prevenire le malattie della pelle? "Come abbiamo sottolineato nelle nostre campagne, per prevenire patologie oncologiche è fondamentale la prevenzione rispetto all’esposizione solare, perché i raggi ultravioletti sono causa di degenerazione del Dna della pelle: nel breve periodo, l’effetto acuto è l’ustione solare, nel lungo periodo il fotoinvecchiamento e i tumori. Evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata, usare schermi protettivi di case dermatologiche con Spf 50 è fondamentale. Il consiglio è di evitare creme protettive da erboristeria, perché contengono prodotti non testati, che possono dare forme irritative e allergiche da contatto".

Quali sono le cause, invece, di patologie come dermatite o psoriasi? "C’è un ruolo importante del Dna. Per quanto riguarda la psoriasi, si sono identificati molti geni associati ad una predisposizione alla malattia. Questi ultimi portano ad un’attivazione anomala del sistema immunitario. Esistono poi trigger esterni come farmaci, gravidanza, traumi, che possono scatenare o peggiorare entrambe le malattie; in età pediatrica, fattore scatenante è spesso un’infezione delle vie aeree. Nel caso della dermatite atopica invece è stato messo in evidenza il ruolo di mutazioni che alterano l’integrità della barriera cutanea. Anche per la dermatite atopica il ruolo genetico e immunologico è quindi rilevante. Ma è importante anche il corretto trattamento quotidiano della pelle: non lavarsi eccessivamente, usare detergenti non schiumogeni e applicare creme idratanti quotidianamente".

Oggi siamo bombardati da pubblicità su creme di ogni tipo. Per chi non ha particolari patologie, va bene usare qualunque crema? O possono esserci effetti collaterali? "Delle conseguenze in realtà possono esserci, non gravi, ma comunque evitabili con qualche accorgimento. Ad esempio, chi ha la pelle tendenzialmente grassa usando prodotti troppo coprenti può sviluppare acne. Oppure prodotti teoricamente innocui possono generare irritazioni cutanee perché non adeguati a un certo tipo di pelle, col rischio anche di iperpigmentazioni post-infiammatore. Se parliamo di prodotti naturali, da erboristeria, penso a quelli che contengono calendula e propoli, può capitare che la loro applicazione dia luogo a dermatiti allergiche da contatto con possibili esiti iperpigmentati".

L’AI sta entrando in molti campi della medicina. Succede anche in dermatologia? "Siamo ancora all’inizio. Un’applicazione concreta può essere nella mappatura dei nei: se l’AI viene addestrata su database adeguati, può fornire un primo screening utile. Tuttavia, nelle patologie infiammatorie resta imprescindibile il know-how del dermatologo".