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Ictus, la velocità è il fattore chiave per limitare i danni neurologici

Un progetto per insegnare anche a bambini a riconoscere i sintomi principali e allertare subito i soccorsi

16/04/2023 - di Alessandro Malpelo

L’età media delle persone che lamentano disturbi neurologici conseguenti a un ictus cerebrale è di 70 anni e, secondo i dati sociodemografici, fino al 50% delle persone colpite, spesso inconsapevoli, sono nonni che si prendono cura dei nipoti. Da qui è nata l’idea: e se fossero i più piccoli, opportunamente istruiti, a dare l’allarme? Parte con questi presupposti la campagna rivolta agli alunni delle scuole primarie, lo scopo è quello di insegnare a riconoscere i segni dell’ictus attraverso attività ludiche (giochi, simulazioni e video) e a chiamare i soccorsi, trasformandosi così in supereroi che salvano i nonni. Sono questi i punti di forza del progetto, denominato Fast Heroes (www.fastheroes.com). «Siamo certi – afferma Andrea Vianello, presidente di Alice Italia – che l’incredibile entusiasmo dei bambini, la loro facilità di apprendere, possano incoraggiare la diffusione del messaggio. Una volta riconosciuti i segni dell’ictus è fondamentale un rapido trasferimento negli ospedali attrezzati con unità neurovascolari, stroke unit».

 

Aprile è il mese che Alice Italia (www.aliceitalia.org) dedica alla prevenzione dell’ictus cerebrale, un inconveniente che come un fulmine a ciel sereno piomba sulla testa di 150mila persone ogni anno solo nel nostro Paese. Si ritiene che l’80% di tutti gli episodi si possa scongiurare facendo prevenzione e curando alcune patologie predisponenti, tra cui le più frequenti sono ipertensione, diabete e fibrillazione atriale. «L’acronimo Fast che in inglese vuol dire veloce – ha dichiarato Danilo Toni, direttore dell’Unità di Trattamento Neurovascolare del Policlinico Umberto I di Roma – sottolinea l’importanza del fattore tempo, e ci aiuta a ricordare i principali sintomi dell’ictus cerebrale».

 

Le iniziali delle parole inglesi sono illuminanti. F come face (faccia) richiama alla mente la bocca storta, è uno dei segni premonitori più comuni. A come arms (braccia), allude alla improvvisa perdita di forza in un arto. S come speech (linguaggio), tipico dell’ictus è la parola impastata. T come time (cioè tempo) ricorda l’importanza di allertare subito i soccorsi. «L’ictus è una patologia tempo dipendente – conclude il professor Toni – nel senso che i risultati positivi possono essere ottenuti grazie alle terapie (trombolisi e trombectomia meccanica), e gli esiti dipendono dalla tempestività degli interventi». Prima si arriva e si interviene, meglio è.