L’indagine della Fondazione Icona: c'è attesa per l'arrivo dei farmaci antiretrovirali a lunga durata d’azione
Quali sono le attese e le preoccupazioni sulla terapia antiretrovirale delle persone con HIV in Italia? Le risposte arrivano da una indagine di Fondazione Icona. Una persona su cinque segnala l’impatto del trattamento sulla vita di ogni giorno. Emerge la richiesta di terapie più attente alla qualità di vita, soprattutto tra i giovani, e di trattamenti a lunga durata d’azione (long-acting) che consentano al paziente di “liberarsi” dal pensiero della malattia. I risultati sono stati presentati all’ Italian Conference on AIDS and Antiviral Research.
L’indagine ha preso in esame circa 600 persone in terapia antiretrovirale, in maggioranza maschi, che assumevano in quasi tre casi su quattro una terapia orale in singola compressa ogni giorno. L’età media della popolazione era di 49 anni, sei persone su dieci avevano un impiego stabile. Sul fronte del trattamento, il 64% era in trattamento con tre farmaci e il 31% con due soli farmaci. Sono stati valutati i diversi aspetti sociali correlati alla condizione, al trattamento e all’impatto del trattamento anti-HIV e di eventuali co-terapie sulla vita di ogni giorno, oltre che sullo stato di salute. L’indagine ha considerato esclusivamente il punto di vista dei pazienti, con un obiettivo chiaro legato alla comprensione della qualità di vita relativa alla salute percepita. Dallo studio è emerso che una persona con infezione da HIV su cinque percepisce in maniera significativa il peso dell’impatto della malattia e della terapia. La giovane età, la non completa soddisfazione del trattamento antiretrovirale assunto e la richiesta di maggiore interazione con un sistema sanitario (medici, infermieri, struttura) più attento alla specifica condizione della persona sono i parametri che più appaiono correlati con il “peso” della malattia.
«Si tratta di dati di grande interesse per noi», ha dichiarato Antonella Cingolani, Università Cattolica di Roma, Fondazione Policlinico Gemelli. La stragrande maggioranza delle terapie anti-HIV oggi disponibili sono racchiuse in un’unica compressa, eppure quasi il 20% dei soggetti vive la terapia come un peso eccessivo. In particolare, l’insoddisfazione al trattamento e lo scarso dialogo con il medico infettivologo minano significativamente il benessere dei pazienti. Questi aspetti, e su questo c’è ovviamente da lavorare anche in termini di comunicazione e attenzione, sono più rilevanti nelle fasce di età giovanili».
C’è attesa nei confronti delle terapie long-acting, formulazioni di farmaci antiretrovirali a lunga durata d’azione, che in base agli studi risultano in grado di controllare la viremia plasmatica con un’unica somministrazione a mesi di distanza, per liberarsi dall’assillo di prendere farmaci ogni giorno. Questo è il futuro prossimo del trattamento dell’infezione da HIV. Ma quali sono le ragioni di tanto interesse? La risposta è presto detta: l’insoddisfazione per la terapia in corso, la diagnosi recente, la difficoltà nel gestire la routine quotidiana legata all’assunzione della terapia e il livello di frustrazione legato alla dipendenza quotidiana dal farmaco. Di certo c’è che le terapie antiretrovirali a lunga durata sono molto attese dai pazienti e che occorre capire, almeno in una prima fase, anche grazie a indagini come questa, chi potrà averne un immediato beneficio proprio in termini di miglioramento della qualità di vita, ossia il vero razionale per cui queste formulazioni sono state sviluppate.
Oltre a evidenziare i bisogni delle persone con infezione da HIV riguardanti la personalizzazione delle cure, l’indagine conferma una volta di più il valore della rete dei centri Icona, costituita più di vent’ anni fa per monitorare i dati clinici e la gestione delle terapie antiretrovirali. «Le nostre reti, con la collaborazione delle organizzazioni di volontariato – ha scritto la professoressa Antonella D’Arminio Monforte, presidente di Fondazione Icona – ci hanno consentito una raccolta di un campione omogeneo sul territorio e ci offrono informazioni di grande utilità pratica, che ci vengono direttamente dalla percezione delle persone con HIV».