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Anziani grandi consumatori di farmaci, invito alla prudenza

Gli specialisti della Società italiana di geriatria: prescrivere meno, evitare doppioni

19/12/2021

Gli anziani assumono quotidianamente una grossa quantità di medicinali, talvolta le terapie vengono portate avanti nel tempo anche più del necessario. Un fenomeno in aumento, complice l’invecchiamento della popolazione. La presenza di almeno due patologie croniche riguarda il 75% degli over 60 e la quasi totalità degli ultraottantenni.

 

La Società italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), ha sviluppato le prime linee guida italiane per la corretta gestione della politerapia e delle malattie complesse. La soluzione – dicono i geriatri – è una sorta di decrescita, ovvero prescrivere meglio per prescrivere meno, sulla base di una revisione annuale delle cure che potrebbe diminuire di almeno il 20% il rischio di eventi avversi ed eliminare almeno un farmaco inappropriato, a volte doppione terapeutico.

 

Dalla deprescrizione degli inibitori di pompa protonica a quella delle statine nei grandi anziani, dall’utilizzo della vitamina D solo per i pazienti con osteoporosi o rischio fratture all’impiego dell’ indice di fragilità per la valutazione di ciascun anziano, le nuove linee guida danno indicazioni semplici e chiare per migliorare l’adeguatezza prescrittiva e ottimizzare le terapie in tutti gli over 65, ma anche regole che tutti i pazienti dovrebbero seguire per non fare errori e limitare il carico di farmaci.

 

La politerapia, ovvero l’assunzione di 5 o più farmaci, che nel nostro Paese riguarda il 75% degli ultrasessantenni, o le terapie prolungate nel tempo senza indicazione, possono comportare gravi inconvenienti, e spreco di risorse. Francesco Landi, presidente SIGG, ha scritto che almeno 2 milioni di anziani rischia eventi avversi per colpa delle interazioni fra farmaci prescritti. “Ma un farmaco non è per sempre – spiega il geriatra – e non sempre lo stesso medicinale è necessario in tutte le fasce d’età. Spesso invece si instaura come un obbligo rituale, per cui un farmaco si continua a prendere per anni, ben oltre quanto sia necessario per una sorta di inerzia. Inoltre, in molti casi, ogni specialista aggiunge la propria terapia senza verificare eventuali interazioni con le altre che l’hanno preceduta”.