Virus della varicella si può risvegliare dopo anni e scatenare il Fuoco di Sant'Antonio. Vaccino indicato anche nei soggetti immunocompromessi e reumatologici
Fuoco di Sant’Antonio. Questo il nome di una malattia tipica dell’anziano, ma che si può manifestare già nell’età adulta, con infiammazione, prurito incessante e sgradevole sensazione di bruciore a livello cutaneo. Periodi di stress, affaticamento fisico o psicosomatico spesso precedono le riacutizzazioni. Esistono due tipologie di vaccini che aiutano a prevenire anche danni maggiori, tra cui le temibili complicanze neurologiche (sensazione di scossa elettrica, pelle cartonata), inconvenienti che una volta instaurati sono difficili da eradicare.
Stiamo parlando delle espressioni dell’ Herpes Varicella Zoster Virus. La varicella, classica malattia esantematica, contagiosa come il Covid, imperversa negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Una volta esaurita la fase acuta il virus si addormenta, si potrebbe dire, ma può risvegliarsi dopo anni. Questo è il Fuoco di Sant’Antonio, segno di riattivazione del virus dalla fase latente. Attacca così 150mila italiani ogni anno, predilige le fasi della vita in cui calano le difese immunitarie, senza risparmiare le persone sottoposte a cure contro il cancro, come la chemioterapia, soggetti in trattamento immunosoppressivo per trapianti d’organo, o che soffrono per malattie reumatiche, disordini immunologici, malattie del sangue e del sistema linfatico.
“Il Fuoco di Sant’Antonio – ha scritto Leonardo Celleno, dermatologo, presidente dell’Associazione italiana dermatologia cosmetologia (Aideco), si manifesta più frequentemente sul dorso, ma può comparire intorno all’occhio e sulla fronte. Rossore (infiammazione), bruciore, prurito e dolore si irradiano lungo il decorso di un nervo periferico intercostale, ad esempio partendo dalla schiena, fino al torace, sempre da un lato. L’eritema, simile alla varicella, compare nell’arco di una settimana e il dolore può andare avanti per mesi”.
Nei casi più semplici è sufficiente fare ricorso ad anti-infiammatori non steroidei, antidolorifici specifici, dietro prescrizione del medico, accompagnati da lenitivi (automedicazione). Nei casi più complessi è necessario fare ricorso al supporto di medici specialisti. La somministrazione di farmaci ad azione antivirale può essere utile. La vaccinazione taglia la testa al toro, e va proposta senza reticenze: dovrebbe essere il medico di famiglia a raccomandarla, prima che sia troppo tardi.
L’herpes zoster senza vaccinazione preventiva può avere conseguenze gravi, con sofferenza neurologica che si caratterizza per dolori lancinanti quasi insopportabili, anche di notte, per cui diventa quasi impossibile trovare una posizione una volta coricati. Questa complicanza (nevralgia posterpetica) è molto frequente sopra i cinquant’anni, si manifesta in un caso su 5 (secondo altre fonti ricorre fino a otto volte su dieci). “L’infezione da virus varicella zoster (VZV) è estremamente comune – ha scritto il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit, Società italiana malattie infettive – si stima che circa il 95% dei soggetti con più di 40 anni sia stato infettato da questo virus e che un terzo di tutte le persone adulte avrà nella propria vita almeno un episodio di herpes zoster”.
Molti dei farmaci impiegati per curare le patologie croniche reumatologiche – ha scritto Roberto Gerli, professore ordinario di reumatologia all’Università di Perugia – intervengono abbassando le difese del sistema immunitario, succede ad esempio con i JAK inibitori, ma adesso possiamo contare su un vaccino (ricombinante adiuvato) idoneo allo scopo. Sarebbe auspicabile un piano vaccinale che copra prioritariamente soggetti più a rischio, e permetta di mettere in campo una efficace prevenzione”. Questo vaccino contiene la glicoproteina E del virus, combinata a un sistema che stimola la risposta immunitaria, quindi valido anche nei pazienti molto fragili che non possono ricevere il vaccino a virus vivo attenuato, in quanto immunocompromessi, come avviene nei trattamenti con immunosoppressori, spesso necessari nei casi reumatologici.
Anche Italia Longeva, l’Associazione presieduta dal professor Roberto Bernabei, docente di medicina interna e geriatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, è scesa in campo con una campagna di comunicazione sociale #MiVaccinoMiDifendo, per ricordare che sono disponibili vaccini efficaci, sicuri e gratuiti, e trascurarli vuol dire sprecare un’occasione d’oro per vivere meglio più a lungo. La campagna, presentata al Ministero della Salute, ha il patrocinio di Fondazione Pubblicità Progresso e delle società scientifiche di Geriatria (SIGG), Società italiana di Medicina Generale (SIMG) e Società italiana di Igiene (SitI).
Gli specialisti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), in occasione del congresso nazionale, raccomandano agli anziani le vaccinazioni contro le maggiori malattie infettive, influenza, polmonite ed herpes zoster, per ridurre mortalità e ricoveri e la vulnerabilità al Covid-19. Francesco Landi, presidente SIGG, sottolinea in particolare l’antinfluenzale, che quest’anno per la prima volta è offerto gratuitamente già a partire dai 60 anni, e che abbassa del 14% il rischio di contagio da SARS-CoV-2. “Fondamentali sono anche l’anti-pneumococcica (previene la causa più comune di polmonite negli anziani) e l’anti-Herpes Zoster, virus che provoca il Fuoco di Sant’Antonio, con la dolorosissima nevralgia post-erpetica, soprattutto negli anziani”.