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Esami a tappeto su 3000 persone per valutare i fattori di rischio

Studio pilota a Cantalupo (MI) per identificare malattie automminuni, metaboliche e cardiovascolari

20/11/2023 - di Maurizio Maria Fossati

Nel diabete di tipo 1 il sistema immunitario opera una sorta di “sabotaggio” che distrugge le beta-cellule del pancreas. Risultato: il pancreas non è più in grado di produrre insulina. Così il paziente deve ricorrere alle iniezioni dell’ormone per tenere sotto controllo la malattia. Oggi disponiamo dei cosiddetti “pancreas artificiali”, cioè di sistemi integrati in grado di regolare automaticamente la somministrazione di insulina sulla base dei valori glicemici rilevati ogni pochi minuti e della loro tendenza. Si tratta di sistemi circolari, dotati di microinfusore e sensore sonda sottopelle, che, grazie alle applicazioni dell’intelligenza artificiale, analizzano l’andamento della glicemia e la compensano
automaticamente sia con la somministrazione di insulina basale, sia con “boli” per la correzione dei rialzi glicemici.

 

Oggi la ricerca è in grado di determinare con buona sicurezza quali persone diventeranno diabetiche di tipo 1 sulla base dell’età e della quantità di autoanticorpi presenti nel sangue. Da questo punto fermo è nata la legge di screening e lo studio pilota Uniscreen portato avanti dall’IRCCS Ospedale San Raffaele, sostenuto da Fondazione Italiana Diabete, a Cantalupo, in provincia di Milano, su un bacino di oltre 3mila abitanti. Si tratta di uno screening condotto con il pungidito sul sangue capillare per identificare il rischio di malattie autoimmuni, metaboliche e cardiovascolari nella popolazione. Tra queste, proprio il diabete di tipo 1, la celiachia, il diabete di tipo 2 e i problemi cardiovascolari.

 

Ma anche la ricerca per sgominare completamente la malattia non si arresta. Alla British Columbia University (Canada) per produrre insulina sono state impiantate cellule progenitrici del pancreas ottenute da cellule staminali umane. I ricercatori hanno rilevato che le cellule sopravvivono e maturano fino a differenziarsi in cellule capaci di secernere insulina in risposta ai livelli di glucosio. Dopo un anno il bisogno di insulina iniettiva si riduce del 20% e migliora il controllo degli zuccheri. L’impianto è ben tollerato senza gravi effetti avversi, anche se la terapia immunosoppressiva (necessaria contro il rigetto) ha creato seri problemi ad alcuni pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione.

 

Anche un altro studio sperimentale presentato al congresso dell’American Diabetes Association lo scorso anno ha descritto un trattamento sperimentale con cellule staminali che ha ripristinato la produzione di insulina e il controllo del glucosio in alcuni pazienti con diabete di tipo 1. E si è visto che il trapianto di isole pancreatiche ricavate da cadaveri può consentire il controllo glicemico, ma la quantità e la qualità delle isole così ottenute sono due fattori limitanti. Il trattamento in fase sperimentale, sviluppato dalla Vertex Pharmaceuticals, ha il vantaggio di impiegare cellule staminali completamente differenziate. Ma la scommessa ancora da vincere sta nei problemi relativi all’immunosoppressione.