Con il sostegno di:

Così migliora il decorso nei pazienti con Parkinson

Convegno con Gianni Pezzoli, presidente AIP. Gli enormi progressi nelle terapie hanno allungato i tempi di evoluzione della malattia

18/12/2022

Il Parkinson rischia di diventare una malattia che coinvolgerà gran parte della popolazione mondiale. L’allarme viene dalle pagine del Journal of Parkinson’s Disease: fra il 1990 e il 2015 il numero di pazienti nel mondo è raddoppiato, passando da tre a sei milioni, e si potrà arrivare a 12 entro i prossimi 20 anni. Questa progressione è causata prevalentemente dall’invecchiamento della popolazione. Per conoscere la malattia di Parkinson per gestirla al meglio parliamo con il professor Gianni Pezzoli, presidente AIP, Associazione Italiana Parkinsoniani.

 

Professore, dobbiamo considerare il Parkinson come una malattia dei nostri tempi?

«Non esattamente. È una malattia che colpisce solo l’uomo, non altri animali e nemmeno i primati. Ma ne troviamo tracci anche in testi indiani, in sanscrito. Prende il nome da James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo, che per primo descrisse gran parte dei sintomi della malattia. Anche se viene studiata scientificamente da ’solo’ oltre 200 anni, è ben più antica. Un esempio? La studiò Leonardo da Vinci e scrisse “coloro che … hanno la loro testa o le mani tremolanti senza il controllo dell’anima; anima che non ostante tutte le sue forze non può evitare che queste parti tremino”. Pare che egli stesso negli ultimi anni della sua vita avesse difficoltà a dipingere proprio per un tremore delle mani».

 

Colpisce più gli uomini o le donne?

«Tutti e due i sessi, anche se c’è una prevalenza per quello maschile. Si manifesta verso i 60 anni, anche se riscontriamo pazienti addirittura sotto i 40 anni. Nel mondo, circa 500.000 persone hanno un esordio di malattia tra i 20 e i 40 anni. Un numero ancora maggiore (almeno il 10%) se si prende in considerazione il limite per l’età di esordio “precoce” ai cinquanta anni».

 

È una malattia ereditaria?

«Non in senso stretto, ma ci possono essere delle predisposizioni. E poi voglio sottolineare che ci possono essere dei falsi allarmi, come il tremore essenziale, che è una patologia di origine neurologica che si evolve in maniera progressiva. È un disturbo del movimento, caratterizzato dal fatto che il paziente soffre di un movimento ritmico. Ma il tremore nel Parkinson si verifica quando la persona è a riposo, mentre nel tremore essenziale arriva quando si svolge un’azione. Comunque anche in questo caso è bene consultare uno specialista».

 

Professore, come si convive con il Parkinson?

«Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa quindi progredisce, e di conseguenza va modificata la terapia. E come tale avanza, di conseguenza si deve adeguare la terapia. Per questo è indispensabile avere un Neurologo di riferimento, quello che seguirà il paziente in tutte le sue fasi».

 

Prevenzione?

«No, ma accorgimenti sì. Ad esempio bisogna tener conto che la temperatura ottimale per un parkinsoniano è di 23° C, il caldo aumenta i tremori e il freddo affatica. Poi, ma questo è valido in ogni terapia medica, bisogna stare attenti all’interazione con altri farmaci. Gli antibiotici, ma anche un antidolorifico, ad esempio influenzano l’efficacia della terapia farmacologica. E naturalmente uno stile di vita sano, come un’attività motoria, una passeggiata, aiutano molto».

 

E la terapia per il Parkinson?

«Negli ultimi 40 anni i farmaci hanno permesso grossi progressi, nel 1975 si diceva che già dopo 5 anni di terapia si avevano risultati soddisfacenti, oggi diciamo che riscontriamo delle difficoltà solo verso il settimo o decimo anno di malattia, ma controlliamo l’evolversi della patologia anche verso il quindicesimo anno ed oltre, e non è certo poco pensando all’invecchiamento della popolazione».

 

Associazione Italiana Parkinsoniani. Informazione e aiuto ai pazienti

L’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) è un ente morale che ha lo scopo di promuovere una informazione sistematica su tutti gli aspetti della malattia di Parkinson, rivolta ai pazienti, ai loro familiari ed ai sanitari coinvolti su tutto il territorio nazionale, nonché alle istituzioni preposte a decisioni di politica sanitaria. Fondata nel 1990 a Milano, l’AIP si è sviluppata rapidamente ed oggi, oltre alla sede milanese, comprende altre 13 sezioni distribuite sul territorio nazionale ed ha 20.000 soci. È una ONLUS dal 1996.

 

Per la molteplicità dei servizi che offre, AIP è un sicuro riferimento per i pazienti e le loro famiglie anche relativamente a problematiche non strettamente di carattere clinico, quali la dieta, la fisioterapia, la logopedia ed il sostegno psicologico. In questi 30 anni di attività, l’AIP ha messo a punto, oltre al sito web ed a incontri tra pazienti e specialisti presso le sezioni locali, una serie di servizi informativi, tra i quali si annoverano:
• Guide alla malattia di Parkinson (Guida Rossa e Guida Blu) che vengono inviate gratuitamente a tutti i soci
• Il periodico semestrale Novità AIP che viene inviato gratuitamente a tutti i soci
• Convegni nazionali annuali
• Convegni locali organizzati dalle sezioni
• Il servizio telefonico SOS Parkinson Per saperne di più, contattare AIP al numero: 02-66713111 oppure via e-mail (info sul sito www.fondazioneparkinson.com) che unita a tutte quelle dei soci attivi contribuisce a raggiungere una diffusione e un peso politico che assicura più attenzione delle sedi dove si definiscono le politiche sanitarie nel nostro Paese.