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Cosa succede quando manca la vitamina D?

Il professor Andrea Giustina: «In realtà è un ormone e ha un ruolo cruciale per fissare il calcio nelle ossa e, di conseguenza, irrobustirle»

16/04/2023 - di Gloria Ciabattoni

Si parla molto di vitamina D, la «vitamina del sole», indispensabile per la buona funzionalità del nostro apparato muscoloscheletrico, ma all’atto pratico ne sappiamo poco. A cominciare dal fatto che non è una vitamina ma un ormone. Ce lo spiega Andrea Giustina (nella foto piccola a destra), primario dell’Unità di Endocrinologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele (Mi) e professore ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo all’Università Vita-Salute San Raffaele (Mi).

 

Professore, lei come endocrinologo ci può illustrare l’importanza della vitamina D?

«È determinante per il benessere del nostro apparato muscoloscheletrico. La definiamo vitamina, ma è un ormone, e ha un ruolo cruciale per fissare il calcio nelle nostre ossa e, di conseguenza, irrobustirle. La particolarità è che la vitamina D non può essere integrata nell’organismo solo con la dieta».

 

Perché?

«Perché sono pochi i cibi che l’apportano: pesci grassi – sgombro, sardine – e crostacei, uova, latte e suoi derivati. E poi la maggior parte della vitamina D che serve al nostro corpo viene prodotta, grazie ai raggi solari, dalla nostra pelle, sotto forma di colecalciferolo, il precursore della vitamina D».

 

Quindi basta tanto sole d’estate?

«Magari! Non tutti produciamo la stessa quantità di vitamina D: ad esempio gli anziani ne producono meno, così come chi assume alcuni farmaci, quali il cortisone, che ne ostacola la produzione e l’attività. Poi la nostra popolazione è abituata a esporsi al sole usando sulla pelle creme e filtri ad alta protezione, utilissimi per difendere l’epidermide da inestetismi – rughe e macchie – e, peggio, forme tumorali. Però questi filtri attenuano il processo di sintesi della vitamina D. E voglio ricordare come la cosa interessi anche i giovanissimi, che vengono «spalmati» di crema solare per evitare scottature, un’ottima cosa, che tuttavia impedisce al sole di stimolare adeguatamente la pelle».

 

Carenza di vitamina D, colpa del nostro stile di vita?

«In un certo modo sì. Basti pensare alle persone affette da obesità, una delle principali patologie che colpiscono i Paesi occidentali, che hanno minori quantità in circolo di questa vitamina – un ormone steroideo – perché il grasso la «sequestra» nel tessuto adiposo. Gli uomini preistorici non avevano certo questo problema, con la loro vita attiva e alla luce del sole».

 

Eppure, lei cita spesso il «paradosso scandinavo»…

«Vero. Nei Paesi scandinavi, dove la luce solare è poca, questa carenza non c’è. Succede perché già da anni sono diffusi gli alimenti addizionati con vitamina D, un valido aiuto per tutti, in primis donne in menopausa (50-65 anni), ma anche uomini, dai 65 anni circa in poi. Da noi è molto raro trovare in commercio prodotti simili. Occorrerebbe una legge in proposito, piuttosto che limitare la rimborsabilità della vitamina D, così come è stato fatto per il sale addizionato con iodio».

 

Una carenza di vitamina D cosa comporta?

«Nei bambini provoca rachitismo, che negli adulti può diventare osteomalacia e osteoporosi, quando l’osso è privo di minerali e diventa fragile e suscettibile a fratture, malformazioni e dolori».

 

Come si stabilisce una carenza di vitamina D?

«Debolezza muscolare, dolori alle ossa e stanchezza. Poi basta una semplice analisi del sangue. Il fabbisogno di una persona normale è sulle 800-1000 unità giornaliere, ma in caso di patologie o terapie concomitanti può anche raddoppiare. Ricordiamo che si tratta di un ormone e non di un integratore; quindi, la vitamina D deve essere prescritta da uno medico, che valuterà tanti fattori: l’età del paziente (più è avanzata, minore è la capacità dell’organismo di sintetizzare questa vitamina), caratteristiche come il sovrappeso o la celiachia. Occorre sempre consultare il proprio medico o un endocrinologo, che terrà sotto controllo la terapia, valutando i livelli circolanti dell’ormone a distanza di due o tre mesi».

 

C’è una sola vitamina D?

«Ci sono tre forme di vitamina D. Quella più utilizzata, sicura e adatta alla maggior parte delle persone è il colecalciferolo, che poi è la forma che viene prodotta dalla pelle e utilizzata dall’organismo in base al bisogno. Per chi ha problemi epatici viene impiegato il calcifediolo, mentre in caso di insufficienza renale cronica si preferisce il calcitriolo. Soprattutto quest’ultima forma, essendo immediatamente attiva, è meno maneggevole e aumenta il rischio di un possibile sovradosaggio».