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Correggere sì, ma senza esagerare

Emanuele Bartoletti, presidente della Società Italiana di Medicina Estetica: «Bisogna arrivare a un effetto naturale rispetto alla propria età»

21/05/2023 - di Alessandro Malpelo

Lo spirito di emulazione spinge i giovani a identificarsi nei loro idoli, fino a inseguire una somiglianza fisica. Quando poi i segni dell’età si fanno sentire è forte la tentazione di ricorrere a un intervento che cambia la fisionomia della persona, ma che alla fine altera i connotati. Tutt’altra filosofia quella che partendo dalle basi della dermatologia, e dalla conoscenza della fisiologia umana, punta alla naturalezza senza artefatti. Una cautela di cui si è fatto interprete Emanuele Bartoletti (nella foto), presidente della Sime, Società Italiana di Medicina Estetica: «Sempre bene limitarsi a correggere i difetti che via via si presentano – ha affermato il professore in apertura del congresso che si conclude oggi a Roma – senza alterare i tratti del volto».

 

 

Si comincia con un piccolo ritocco, e si finisce a volte con risultati grotteschi, come mai?

«Si tratta di una tendenza tipicamente italiana. Assistiamo allo stesso fenomeno accaduto dieci o quindici anni fa negli Stati Uniti, quando le attrici avevano l’aspetto stravolto da trattamenti eccessivi con acido ialuronico e tossina botulinica».

 

E adesso quale sarebbe la tendenza?
«Gli americani, che sono stati i primi a trasformare i visi delle pazienti, ora fanno marcia indietro, alla ricerca di un effetto più naturale. L’opposto di quanto succede da noi. Occorre educare medici e pazienti, le esagerazioni vanno assolutamente evitate. La nostra società scientifica intende contrastare questo fenomeno».

 

Un esempio per tutti?
«Spesso sui social media vengono pubblicizzati risultati, secondo noi inaccettabili, soprattutto a livello delle labbra, promettendo un effetto sexy su pazienti che non avrebbero bisogno di aumentare il volume, e che finiscono per essere stravolte. Labbra, zigomi e botulino in eccesso hanno poco a che vedere con la medicina estetica».

 

Cosa possiamo fare quando la pelle inizia a mostrare segni di cedimento?
«Rivolgersi a medici preparati e scrupolosi, capaci di correggere quei tessuti che stanno invecchiando senza pretendere di riportarli nelle condizioni di trent’anni prima. Nessuno deve accorgersi. L’aspetto deve essere di una persona curata, che porta bene la propria età».

 

Quali soluzioni non invasive possono risvegliare uno sguardo gravato da occhiaie, rughe e infossamenti?
«Dal veleno di vipera, all’idrostetching, dal laser ai campi elettromagnetici, sono tantissime le nuove tecniche. Fondamentale che i professionisti interpellati abbiano un’ottima conoscenza dell’anatomia e una solida preparazione. La regione perioculare va trattata con delicatezza, con la terapia meno aggressiva possibile. Molto si può fare con i filler anche a livello del sopracciglio e della regione temporale, ma sempre con prudenza. Per cancellare le aree di iperpigmentazione (o melanosi) intorno agli occhi, esistono trattamenti classici come i peeling chimici, il laser o l’impiego di idrochinone, acido azelaico, tretinoina. Una nuova proposta è rappresentata dall’impiego di plasma ricco di piastrine».

 

Altro grande cruccio la cellulite…
«Dalla cellulite non sempre si guarisce, possiamo insegnare a chi ne soffre uno stile di vita corretto, consigliare integratori o terapie appropriate, perché comunque la cellulite va trattata, anche al fine di evitare che nel tempo possa dare problemi, ad esempio alle gambe. Qui possiamo fare una valutazione ecografica del tessuto adiposo e una valutazione angiologica degli arti inferiori».

 

Come si affrontano oggi le famigerate complicanze legate a un impiego incongruo o debordante dei filler?
«In questi casi si può provare con la ialuronidasi, un farmaco che ogni medico estetico dovrebbe avere a portata di mano, prima di iniettare i filler con acido ialuronico».

 

 

Traumi e malattie gravi, curare l’aspetto aiuta la mente

 

Conservare a lungo una pelle giovane, coniugando bellezza, salute e benessere, è un desiderio legittimo. La medicina estetica viene incontro a queste esigenze ma al tempo stesso esce dal limbo dei trattamenti di bellezza per assumere un valore sociale, come avviene nel trattamento dei postumi di traumi facciali, incidenti stradali, infortuni sul lavoro, inconvenienti domestici o sportivi. Un capitolo importante riguarda nondimeno la prevenzione del disagio negli adolescenti. Sempre più spesso il medico interpellato per inestetismi è il primo a sospettare, ad esempio, una magrezza patologica da anoressia nervosa, e la diagnosi precoce raddoppia le opportunità di cura.

 

Questa diagnosi è possibile perché la visita prevede pure una anamnesi psicologica, e qui i nodi vengono al pettine. Analogamente la medicina estetica assume un valore sociale come supporto alle donne vittime di violenza, nel trattamento delle cicatrici, o dei cheloidi da ustione chimica nelle donne aggredite con l’acido. Tra le novità sotto il profilo tecnologico, per mitigare i segni di invecchiamento, si può citare l’impiego di acido polilattico, una sostanza che sta riscoprendo una sua validità, soprattutto nel trattamento delle lassità cutanee, sia del viso che del corpo, in maniera naturale. Una applicazione diffusa della medicina estetica riguarda il supporto alle pazienti con tumore.

 

«Negli ultimi anni abbiamo promosso corsi di estetica in oncologia, considerando anche le complicanze della chemio e radioterapia», afferma Emanuele Bartoletti, professore a contratto all’Università Cattolica di Roma, che ricorda come al Fatebenefratelli oltre 500 pazienti in cura per tumore siano seguiti anche per quanto riguarda la cosmetica. «Ci siamo resi conto – aggiunge – che il paziente, seguito opportunamente, prima e durante i cicli di terapia, sviluppa meno complicanze a livello cutaneo. Inoltre ci si sente rassicurati».

 

E veniamo, per finire, alle pentite dei tatuaggi. Da qualche anno sono state messe a punto tecniche di rimozione del tatuaggio che vanno dalla dermoabrasione al laser, per approdare alla chirurgia dermatologica, nei casi più difficili. Gli esperti invitano a stare alla larga dai rimedi improvvisati che circolano in rete (creme, acido salicilico, esfoliazione meccanica con pietra pomice, acqua ossigenata, succo di limone) perché potenzialmente controproducenti.