
Roma, 30 marzo 2020 - Prosegue implacabile la conta delle vittime da Covid-19, ma l’epidemia sembra rallentare la sua corsa. "Stiamo andando nella direzione giusta", afferma, Fabrizio Pregliasco, virologo alla Statale di Milano, che condivide l’analisi del presidente della Società italiana di pneumologia, così come scaturita dalla conferenza stampa alla Protezione Civile.
Stiamo arrivando a questo picco tanto atteso?
"Le misure drastiche hanno permesso di smussare il picco, c’è un ritmo di incremento meno elevato nei contagi. Anche i colleghi di pronto soccorso segnalano un trend simile negli arrivi di casi sospetti".
Ne stiamo uscendo?
"Bisogna tenere alta la guardia per altre due settimane almeno. Poi, se proseguiranno gli effetti del contenimento, si potrà pensare a una riapertura per gradi".
Quali le prossime insidie?
"Le nuove frontiere sono il Centro-Sud, dove i focolai appaiono più isolati e non devono espandersi ulteriormente, e le case di riposo per anziani di tutta Italia".
Gli equipaggi delle ambulanze sotto pressione reggeranno il peso delle chiamate?
"Finora abbiamo assicurato tanto le urgenze quanto i trasporti sociali. Io sono reduce da un vertice Anpas, i volontari delle pubbliche assistenze, l’associazione che presiedo. Oggi siamo in questa guerra insieme a Croce Rossa e Misericordia, sempre vicini a cittadini, anziani e malati in condizioni di fragilità".
In Lombardia si concentra un quarto dei decessi a livello mondiale
"Abbiamo avuto una concentrazione iniziale spaventosa, la prima ondata è arrivata quando l’emergenza era ancora poco evidente e imperversava l’influenza".
Ci sono tantissimi malati giovani apparentemente meno gravi, sospetti Covid-19, messi in terapia a casa senza tampone, tante telefonate ma pochi controlli domiciliari.
"L’azione dall’ospedale si deve spostare anche sul territorio. Con i radiologi del Galeazzi abbiamo pubblicato uno studio sui malati di Codogno, zona rossa. Anche soggetti asintomatici evidenziavano un coinvolgimento a livello del torace con disegni di polmonite interstiziale".
Non sai mai chi hai davanti, se è pulito o sta covando l’infezione.
"In casa insieme ai cerotti dovremmo avere tutti pronte anche le mascherine, ha senso indossarle nella vita di tutti i giorni, come precauzione, in aggiunta alle altre misure di distanziamento sociale".
Ci dobbiamo aspettare una recrudescenza in autunno?
"Si potrebbe verificare una seconda ondata, le pandemie hanno sempre riservato qualche sorpresa. Sarà bene che tutti aderiscano alla campagna antinfluenzale e alla profilassi della polmonite da pneumococco. Le vaccinazioni saranno fondamentali in previsione di un eventuale ritorno del Sars-Cov2".
La riapertura di aziende, attività e scuole è imminente?
"Va pianificata e non potrà venire da un giorno all’altro".
Cambieranno le nostre abitudini?
"È impensabile tornare di punto in bianco alla vita normale. Opportuno sarebbe anche prevedere una tempistica differenziata per il ritorno alla vita sociale e l’uscita da casa, con le fasce anziane e fragili che andrebbero protette in modo particolare".
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