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Coronarie a rischio nella donna in menopausa

Alla conferenza di Organon la medicina di genere applicata alle affezioni cardiovascolari

18/09/2022

Nelle donne l’incidenza delle malattie cardiovascolari (infarto, ictus, vasculopatie periferiche) è simile a quella dell’uomo, solo che arriva 10 anni più tardi. «Durante l’età fertile – ha affermato Stefano Urbinati, direttore della Cardiologia all’Ospedale Bellaria di Bologna, intervenuto alla convention di Organon – i fattori ormonali conferiscono alle donne una protezione nei confronti della cardiopatia ischemica e dello scompenso cardiaco.

 

Per tutti questi motivi – avverte il primario cardiologo – è importante che i medici focalizzino maggiormente la loro attenzione sulla donna in menopausa, perché è in questa fase che risulta più vulnerabile e può cominciare a presentare valori pressori più elevati e indici metabolici alterati, come la glicemia o la colesterolemia, che devono essere prontamente e aggressivamente trattati per evitare che negli anni successivi la donna sviluppi eventi cardiovascolari».

 

Gerardo Medea, medico di medicina generale, ritiene necessario porre attenzione al rischio cardiovascolare nelle donne in quanto presentano fattori legati alle specificità ormonali nelle diverse fasi della vita. Le donne in età fertile conservano una sorta di ombrello protettivo nei confronti di inconvenienti cardiovascolari, ma tale protezione viene meno con la comparsa della menopausa.

 

Fin da quando la donna raggiunge i 35-40 anni, il medico deve cominciare a valutare il rischio cardiovascolare con le carte o gli algoritmi disponibili mentre la menopausa rappresenta un momento critico di valutazione e l’occasione per incoraggiare ad adottare misure di prevenzione primarie. Se sono presenti eventuali fattori di rischio modificabili e curabili, come l’ipertensione, essi devono essere trattati con i farmaci oggi ampiamente disponibili e molto efficaci.

 

«Chiunque abbia studiato la medicina e la sanità – ha commentato in conclusione Claudio Cricelli, presidente Simg, Società italiana medicina generale –  sa che uomo e donna come generi primari sono totalmente differenti, hanno una fisiologia diversa, problemi di salute diversi e quindi sia inevitabile applicare approccio clinico, metodi e regole diverse a seconda non soltanto dell’età ma anche del genere specifico».