Molecole di collagene ricreate in laboratorio, allo studio una innovativa tecnica svedese. In Giappone coltivate con successo cellule endoteliali corneali
La cecità corneale può essere curata mediante trapianto ma le banche dei tessuti sono incapaci di far fronte alle richieste, milioni di persone attendono invano un donatore. Un sostituto economico, facile da impiantare come un pezzo di ricambio, è stato creato utilizzando molecole di collagene derivate da batterie di pelle coltivata in laboratorio sottoposta a un processo di purificazione già usato per altre applicazioni. Sono questi i risultati dei primi test su una cornea artificiale annunciati da ricercatori svedesi della Linköping University e dell’azienda LinkoCare Life Sciences. I risultati sono stati illustrati in un articolo su Nature Biotechnology.
La cornea artificiale è stato impiantata in 20 pazienti affetti da una malattia degenerativa della cornea, il cheratocono, e 14 di questi erano ciechi. La patologia detta cheratocono provoca la deformazione della cornea; può esordire fin dalla pubertà e se non viene immediatamente diagnosticata difficilmente è curabile, in quanto comporta modificazioni irreversibili che possono portare alla cecità. Nelle settimane successive all’intervento, l’impianto sperimentale ha dimostrato di essere in grado di sopperire alle funzioni della cornea originale andata perduta. Chiuso il capitolo cheratocono, parliamo di altre patologie della cornea e di un’altra scoperta.
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Un’altra strada alternativa al trapianto corneale consiste nell’iniezione di cellule endoteliali coltivate in laboratorio: una scoperta che nel 2023 potrebbe approdare in Europa. Per il 40% dei circa cinquemila trapianti di cornea che ogni anno vengono eseguiti in Italia si prospetta la soluzione rappresentata da una iniezione di cellule endoteliali estratte da una cornea donata e fatte crescere in coltura. Da un solo donatore vengono trattati fino a 500 pazienti affetti da malattie dello strato interno, che rappresentano il 40/50% delle malattie corneali. Lo hanno rivelato gli esperti nel corso del primo congresso della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO), sottolineando che con questa tecnica si potrà semplificare l’intervento, per un recupero della vista migliore e più rapido.
Questo metodo di coltivazione di cellule endoteliali, testato già su centinaia di casi e in sperimentazione negli Stati Uniti, sotto esame da parte della FDA Food and Drug Administration americana, inizierà a breve anche in Italia l’iter di sperimentazione, necessario per la validazione a livello europeo. L’artefice della tecnica è Shigeru Kinoshita, chirurgo oftalmologo dell’università di Kyoto, che per primo ha fatto espandere in coltura cellule endoteliali corneali estratte da donatori.
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