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Colon irritabile, problemi per un italiano su dieci

Ai primi sintomi di solito si tenta l’automedicazione, solo in un secondo momento si interpella il medico di famiglia

18/12/2022

Secondo recenti studi, un buon 12% di italiani lamenta episodi di diarrea legata a più fattori (stress, alimentazione disordinata) e se consideriamo anche spasmi e contrazioni da colon irritabile abbiamo un quadro desolante. In generale, la tensione addominale è un problema che colpisce dal 10% al 30% della popolazione. Alcuni dei massimi esperti internazionali di sindrome dell’intestino irritabile (IBS, Irritable Bowel Syndrome) e di microbiota intestinale si sono riuniti a congresso in giugno in occasione degli IBS DAYS, assise internazionale dedicata a un disturbo che affligge in media una persona su dieci in tutto il mondo.

 

Ansia e predisposizione

«La sindrome dell’intestino irritabile – ha scritto Giovanni Barbara, ordinario di medicina interna e gastroenterologia all’Università di Bologna, chairman del congresso – è una malattia multifattoriale, data dalla combinazione di alterazioni intestinali, che promuovono i disturbi enterici e generano stress, e fattori psicologici (come ansia e depressione), che fanno peggiorare i sintomi nelle persone predisposte. In questo circolo vizioso, il microbiota intestinale rappresenta un anello di connessione cruciale, mediando la comunicazione lungo l’asse intestino-cervello».

 

Variabili individuali

La salute dell’intestino è influenzata da fattori genetici, dalla dieta e dallo stress. Stati infiammatori e infezioni intestinali interagiscono nella dinamica. Normalmente, ai primi sintomi, si tenta la strada dell’automedicazione, solo in un secondo momento si rivolge al medico di famiglia. Questo disturbo impatta sulla qualità di vita delle persone, con ripercussioni socio-economiche.

 

Costo sociale

«Si stima che un paziente con IBS associato a stipsi abbia un costo complessivo in media di 1.700 euro all’anno», scriveva sei anni fa Vincenzo Stanghellini, ordinario di medicina interna all’Università di Bologna, un dato ancora attuale, secondo gli esperti. L’impatto è dovuto sia ai costi diretti, imputabili a diagnosi ritardate, ospedalizzazioni e inappropriatezza o mancanza di aderenza terapeutica, sia ai costi indiretti secondari (minore produttività, assenze per malattia).