Con il sostegno di:

Colangiocarcinoma, cancro trattabile quando risponde ai test

Nel 40% dei casi il tumore delle vie biliari è sensibile alle terapie mirate

29/05/2023 - di Alessandro Malpelo
colangiocarcinoma

Si chiama colangiocarcinoma, è un tumore delle vie biliari che si può collocare all’interno del fegato (forma intraepatica) o esternamente, lungo il coledoco, o in corrispondenza della papilla (ampolla di Vater) che regola il flusso della bile e dei succhi pancreatici nel duodeno. Gli studi epidemiologici spingono a ipotizzare un legame con l’esposizione all’amianto: nelle biopsie di tessuto neoplastico rimosso chirurgicamente si riscontrano talvolta depositi filiformi di asbesto, potenzialmente cancerogeni. In Italia si sono registrati oltre 5mila casi, troppo spesso gravati da diagnosi tardive.

 

Passi avanti sono stati compiuti grazie alla diffusione dell’endoscopia digestiva, e alla contestuale rimozione chirurgica, nei casi fortunati. La ricerca scientifica ha aperto la strada a farmaci che oggi rappresentano una speranza di cura nel 40% dei casi di colangiocarcinoma, ed è auspicabile garantire a tutti le opportunità di trattare gli stadi avanzati della malattia. È quanto emerso a Roma nel corso del meeting promosso da Isheo, con il patrocinio dell’Associazione Pazienti Italiani Colangiocarcinoma (Apic) e della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) e con il supporto incondizionato di Servier.

 

Test molecolari

Solo attraverso la disponibilità dei test NGS, da parte delle regioni, sarà possibile individuare quei soggetti che possono beneficiare di cure innovative più efficaci. Merito soprattutto della medicina di precisione, indicata in quei pazienti che presentano alterazioni geniche caratteristiche.

 

“Purtroppo il colangiocarcinoma viene spesso diagnosticato in fase avanzata – sottolinea Carmine Pinto, direttore dell’Oncologia Medica nell’IRCCS di Reggio Emilia – solo il 35% dei pazienti diagnosticati risulta operabile, e di questi circa il 60% tende a subire ricadute. Su questi numeri potranno intervenire nuove opzioni di trattamento, come le terapie a target molecolare, per quelle condizioni in cui il tumore risulti inoperabile, in presenza di ricadute o metastasi. L’esecuzione tempestiva dei test Ngs, in questo senso, gioca un ruolo cruciale”.

 

Fattori di rischio

Perché si sviluppa il colangiocarcinoma? Due studi pubblicati su riviste dell’American Association for Cancer Research, aggiungiamo noi, hanno segnalato l’aumento di peso, l’esposizione cronica all’arsenico nell’acqua potabile, e la dispersione di amianto nelle condotto logore dei vecchi acquedotti, come fattori che possono entrare in gioco. Ulteriori fattori di rischio per i tumori delle vie biliari includono calcoli, polipi della cistifellea, colangite sclerosante primitiva, colite ulcerosa, cisti, parassitosi o infezioni batteriche. Nel colangiocarcinomi, oltre ai farmaci tradizionali, gli specialisti impiegano (in casi selezionati attraverso test) terapie mirate quali pemigatinib, ivosidenib, futibatinib, e l’immunoterapico durvalumab.

 

Terapie mirate

Pemigatinib, prima terapia mirata approvata per questo tumore, inibisce il gene FGRF2, che è mutato nel 10-20% dei casi di cancro del dotto biliare, stesso meccanismo vale per futibatinib. Ivosidenib inibisce invece il gene IDH1, mutato in circa il 13% dei tumori del dotto biliare, ed è stato impiegato con successo nello studio ClarIDHy di Fase III su pazienti affetti da colangiocarcinoma IDH1-mutante precedentemente trattati. Un articolo uscito su Cancer Discovery ha spiegato che l’attività antitumorale di ivosidenib si esprime stimolando il reclutamento di cellule immunitarie e l’espressione dei geni bersaglio dell’interferone, contribuendo a contrastare la soppressione immunitaria osservata nei tumori con mutazione IDH1.

 

Terzo settore

“Lo stanziamento dei fondi per le Ngs, Next Generation Sequencing – afferma Paolo Leonardi, presidente dell’Associazione pazienti italiani colangiocarcinoma – garantisce l’accesso a questi test, ed è un forte segnale che mostra l’impegno delle Istituzioni in questa battaglia. Ora dobbiamo impegnarci per garantire un equo accesso a tutti i pazienti, affinché si possa cambiare la storia di questa malattia per migliaia di persone”. “Potenziare le risorse destinate ai test Ngs è un passaggio fondamentale per il sequenziamento del Dna nell’ambito dell’oncologia clinica, con finalità diagnostiche, prognostiche, predittive e di monitoraggio che possono dare accesso a terapie personalizzate anche per i pazienti affetti da colangiocarcinoma”, ha aggiunto da parte sua Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO).