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Che cosa succede al cervello quando siamo concentrati

La risposta fisiologica a un lavoro stressante, meccanismi di compenso

25/02/2023
concentrazione

Quando ci concentriamo a lungo su un lavoro mentalmente impegnativo, o quando passiamo una giornata al computer, succede che ci viene voglia di buttarci sul divano invece che uscire per una passeggiata ristoratrice. Non è altro che una risposta fisiologica a un lavoro che mette sotto stress il cervello, una strategia abbastanza inconsapevole che adottiamo quando la nostra mente è stata impegnata troppo a lungo.

 

Uno studio condotto da un team internazionale ha esaminato il rapporto fra la stanchezza mentale e i cambiamenti nel metabolismo cerebrale. Effettivamente, pensare e rimuginare troppo a lungo richiede meccanismi di compensazione.

 

Fare una pausa

Lo studio, pubblicato su Current Biology, mostra che dopo 6 ore passate a lavorare su un compito noioso e mentalmente impegnativo, nelle persone salgono i livelli di glutammato. Si tratta di una molecola di segnalazione nel cervello: se in eccesso, le funzioni cerebrali possono essere disturbate e si rende necessario un periodo di riposo per consentire al cervello di ripristinarne la corretta regolazione. Ecco perché, dal punto di vista scientifico, alla fine della giornata lavorativa, siamo più propensi a sdraiarci per riposare e compensare la chimica del nostro cervello stressato.

 

Lo studio è importante perché cerca di collegare la fatica cognitiva con il neurometabolismo, afferma la neuroscienziata comportamentale Carmen Sandi del Politecnico federale di Losanna.

 

I meccanismi della fatica mentale

Quando utilizziamo a lungo il cervello, nel nostro organismo si verificano alterazioni di alcuni parametri fisiologici come la variabilità della frequenza cardiaca e il flusso sanguigno. Si tratta però di cambiamenti appena percettibili.

 

Il gruppo di neuroscienziati ha cercato di approfondire gli effetti della fatica mentale conducendo un test su 40 partecipanti, divisi in compiti più o meno cognitivamente impegnativi per poco più di sei ore, con due pause di dieci minuti.

 

Grazie alla spettroscopia in corso di risonanza magnetica sono riusciti a misurare i livelli di glutammato in una regione del cervello, la corteccia prefrontale laterale, sede del controllo cognitivo, ovvero quell’area del cervello in cui vengono gestiti e repressi gli impulsi e che presiede alle scelte delle ricompense a breve o lungo termine.

 

Regolare meglio i ritmi di lavoro

I ricercatori hanno scoperto che chi si era impegnato nel compito più difficile aveva accumulato più glutammato nel cervello rispetto a chi aveva lavorato al compito più facile. Inoltre, potendo scegliere tra una ricompensa immediata in denaro e una ricompensa più grande ma spostata in avanti di mesi, era più propenso a scegliere quella minore ma immediata.

 

Si tratta di uno studio importante per capire come funzioniamo quando facciamo sforzi mentali, utile anche per capire come regolare i ritmi di lavoro in funzione delle oscillazioni dei livelli di glutammato. Per questo il team proseguirà nella ricerca, che è interessante anche per migliorare la gestione dei lavori ad alto rischio, come ad esempio il controllo del traffico aereo, in cui anche una breve perdita di concentrazione, una distrazione momentanea, può avere conseguenze drammatiche.