Meno gravi le reazioni al glutine quando si cresce con un animale domestico in casa. Benvenuti cani e gatti
Bimbi celiaci si diventa. Secondo uno studio condotto in Italia e negli Stati Uniti, sembra che i bambini che crescono a contatto con un animale domestico in casa, cani e gatti indifferentemente, abbiano reazioni al glutine meno imponenti, diminuiscono così le probabilità di sviluppare la celiachia in forma severa. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei giovani maschi, in particolare quelli che, oltre ad avere una predisposizione genetica meno marcata, assumono probiotici e hanno avuto infezioni virali.
L’insorgenza della celiachia, affermano gli studiosi, è legata a una predisposizione genetica, in particolare a una specifica struttura del sistema HLA (un gruppo di geni) sulla quale si inseriscono variabilità ambientali, sollecitazioni del sistema immunitario. I ricercatori si chiedono perché solo il 3% dei soggetti con tale predisposizione sviluppa effettivamente la malattia. Lo studio promosso da Alessio Fasano del Massachusetts General Hospital, Harvard Medical School, e coordinato in Italia da Francesco Valitutti ricercatore e professore di pediatria dell’Università di Perugia, indagava quei fattori ambientali che sembrano favorire o viceversa ostacolare lo sviluppo della celiachia, in presenza del particolare profilo genetico.
La ricerca ha coinvolto 423 bambini (219 negli Stati Uniti e 204 in Italia), seguiti dal momento della nascita fino ai sette anni di età. Sono stati analizzati 80 fattori clinici tramite questionari compilati dai genitori, relativi a dati demografici, storia medica, ambiente e abitudini alimentari. Lo studio ha rivelato che i bambini che avevano avuto un contatto precoce già durante l’infanzia con animali domestici come cani e gatti, divenuti compagni di giochi, hanno presentato reazioni al glutine meno vivaci.
Secondo il professor Claudio Romano, presidente della Società italiana di Gastroenterologia e Nutrizione pediatrica (Sigenp), i legami tra l’insorgenza della celiachia e questi fattori ambientali sono evidenti, ma richiedono ulteriori studi per comprenderne appieno la natura e i meccanismi. Tuttavia, le indicazioni fornite da questa ricerca sono importanti poiché potrebbero aiutare a prevenire o almeno abbassare il rischio di sviluppare la malattia in forma severa.
Lo studio, denominato CD-GEMM (Celiac Disease Genomica Environmental Microbiome and Metabolomic), ha come obiettivo quello di identificare marcatori, facili da rilevare, per una diagnosi precoce della celiachia e intervenire di conseguenza, quanto prima possibile. Questo approccio mira a contrastare i fattori di rischio ambientali e a preservare la tolleranza immunologica al glutine.
In conclusione, sembra che la presenza di animali domestici come cani e gatti, l’assunzione di probiotici e le infezioni virali possano influenzare le reazioni al glutine, in particolare nei bambini di sesso maschile con predisposizione genetica alla celiachia. Sono necessari ulteriori approfondimenti, ma già questi risultati offrono speranze per arrivare a un trattamento della celiachia ancora più incisivo.