Uno studio italiano ha dimostrato l’impatto dell’alimentazione sulle cellule che contrastano il tumore
Lo stato nutrizionale dei pazienti oncologici è importante ed è correlato con una maggiore sopravvivenza quando è buono, avendo un impatto sull’attività delle cellule coinvolte nel sistema immunitario contro il tumore. Lo dimostra uno studio italiano presentato al congresso dell’American society of clinical oncology (Asco) e coordinato da Rossana Berardi, ordinario all’Università Politecnica delle Marche e direttrice della Clinica Oncologica dell’Aou Marche, e dal suo team. Lo studio ha analizzato pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule trattati con immunoterapia.
I ricercatori sono andati a valutare lo stato nutrizionale misurando uno score chiamato Conut e valutando lo stato di sarcopenia mediante un questionario denominato Sarc-F e la composizione corporea. Il calcolo del Conut si basa sui livelli ematici di tre parametri e può identificare la presenza di una malnutrizione lieve, moderata o severa, che può correlarsi con la prognosi dei pazienti. Il Sarc-F è, invece, uno strumento che permette di fare diagnosi di sarcopenia (calo di massa muscolare e forza). Lo studio ha dimostrato, in 69 pazienti, come uno stato nutrizionale migliore valutato con lo score Conut sia correlato con una più lunga sopravvivenza (17.5 mesi contro 4.8) e libera da progressione di malattia (8.22 mesi contro 3.78) nei pazienti trattati con immunoterapia.
Inoltre, i pazienti che assumevano più di 20 grammi di fibre al giorno presentavano una migliore sopravvivenza libera da progressione (4 mesi in più rispetto a chi non le assumeva) e anche quelli che erano a più basso rischio di sarcopenia presentavano una migliore sopravvivenza (11 mesi di differenza) e sopravvivenza libera da progressione (quasi 5 mesi di differenza). «I risultati dello studio – sottolinea Berardi – dimostrano quanto uno stato nutrizionale buono e un adeguato apporto di fibre possa essere determinante per i pazienti con tumore polmonare e candidati ad immunoterapia, che oggi rappresenta una terapia cardine in questo ambito, anche al fine di ottenere il massimo beneficio dal trattamento stesso. Un’attenzione speciale a questo aspetto, in collaborazione multidisciplinare con i nutrizionisti, può consentire pertanto di raggiungere migliori risultati con la terapia».