Zanzare più resistenti con il caldo: ecco perché i repellenti naturali non bastano. Tutta colpa del ‘recettore wasabi’
Quando le temperature si alzano, citronella e altri oli essenziali non riescono a fermare i fastidiosi insetti. Ecco lo studio scientifico che spiega i motivi: i consigli dei ricercatori per proteggersi

Zanzare più resistenti con il caldo: ecco perché i rimedi naturali non bastano più
Dici estate e pensi subito caldo, giornate al sole, serate all’aperto e… zanzare. Che sembrano diventare sempre più resistenti eludendo tutti i nostri tentativi di difesa. Una spiegazione c’è. Secondo un nuovo studio, le temperature più elevate rendono i repellenti naturali meno efficaci contro le zanzare.
Ecco perché la citronella (e gli altro oli essenziali, come il geranio) non bastano più: tutta colpa del “recettore wasabi”. Ecco cosa c’è da sapere per non rovinarsi l’estate.
Tutta colpa del “recettore wasabi”
I ricercatori hanno scoperto che un recettore del dolore presente nelle zanzare, chiamato TRPA1, diventa meno sensibile quando esposto al calore. Di conseguenza, gli stimoli chimici che normalmente innescano negli insetti dei comportamenti evitanti non si attivano con la stessa intensità.
“Il TRPA1, noto anche come "recettore del wasabi", aiuta gli animali a rilevare il calore e le sostanze chimiche nocive e nelle zanzare influenza quali ospiti gli insetti trovano più attraenti, in particolare quelli non protetti da repellenti che li allontanano”, spiega Peter Piermarini, coautore dello studio e professore di entomologia presso la Ohio State University. "Quello che abbiamo scoperto è che le sostanze chimiche non erano in grado di attivare il recettore del wasabi delle zanzare con la stessa efficacia quando le temperature superavano la soglia di attivazione termica - prosegue - quindi la zanzara trova alcuni repellenti meno irritanti con il caldo”.
Minore effetto barriera
In generale, i repellenti per insetti creano una barriera chimica che scoraggia l’avvicinamento e impedisce alle zanzare di raggiungere il loro bersaglio. Tuttavia, poiché i loro recettori sono desensibilizzati alle temperature più calde, sostanze naturali come la citronella o altri oli ed essenze, noti per le loro proprietà repellenti, sarebbero meno efficaci.
"I prodotti con questi ingredienti potrebbero non essere sufficienti se utilizzati a temperature considerate estreme - sostiene Piermarini - senza dimenticare che a causa del riscaldamento climatico i periodi di riproduzione si stanno allungando peggiorando la diffusione delle malattie trasmesse dalle zanzare”.
Il limite di 32°
Piermarini e Yeaeun Park, l’altro autore dello studio, laureato in scienze ambientali presso l'Ohio State, hanno testato la reazione dei recettori alla citronella e all'olio di erba gatta a temperature normali e elevate. In entrambi i casi i recettori si sono attivati, ma erano meno sensibili alle sostanze man mano che si alzavano i gradi. Inoltre, hanno studiato la reazione delle zanzare femmine adulte di fronte a entrambi i repellenti a diverse temperature. Quando si superavano i 32° erano meno propense a evitare i repellenti.
Come difendersi: “Meglio un repellente sintetico”
Fortunatamente, è possibile difendersi ed evitare di essere punti. Quando il team ha testato un repellente sintetico chiamato DEET, ha scoperto che, non interagendo con il recettore del wasabi per respingere le zanzare, manteneva intatta la sua efficacia anche a temperature elevate. "Questo suggerisce che durante i giorni più caldi dell'anno è preferibile utilizzare un repellente sintetico piuttosto che un prodotto naturale", ha affermato Piermarini.
La ricerca continua
I ricercatori continueranno a studiare i meccanismi specifici alla base della desensibilizzazione del recettore TRPA1 indotta dalla temperatura per comprendere questo fenomeno in modo più completo. "Più impariamo sui meccanismi d'azione di questi prodotti naturali, più potremo determinare quali potrebbero essere più adatti all'uso in determinate condizioni. Comprendere queste limitazioni può potenzialmente salvare vite umane", conclude Piermarini.