‘Weekend warrior’, il nuovo stile di vita per vivere più a lungo e in salute: la scienza spiega perché

Bastano due giorni a settimana di attività fisica per abbassare il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e cancro. Ecco i dati di due studi americani sugli effetti a lungo termine dello sport

di PATRIZIA TOSSI
2 maggio 2025
Gli effetti positivi del fare sport nel weekend

Gli effetti positivi del fare sport nel weekend

Fare attività fisica solo nel fine settimana potrebbe bastare per vivere più a lungo e in salute. La scienza ribalta l’idea che sia più efficace fare sport almeno tre volte a settimana: due studi condotti su 350mila persone confermano che allenarsi per 75-150 minuti nell’arco di un weekend possa ridurre il rischio di morte prematura per malattie cardiovascolari e cancro. E funziona anche se l’attività è moderata. Ecco cosa è emerso dal monitoraggio dei ‘weekend warrior’ nell’arco di due anni.

Weekend warrior: aiuta a vivere più a lungo

‘Weekend warrior’, il nuovo stile di vita per vivere più a lungo. Secondo la scienza, l’attività sportiva fatta concentrata il sabato e la domenica - in stile ‘guerriero del fine settimana’ - è efficace tanto quanto distribuire le sessioni di allenamento per tre o più volte la settimana.

Secondo l’ultimo studio pubblicato sul ‘Journal of the American Heart Association’, svolgere attività fisica concentrata in 1-2 giorni è associato ad una riduzione del rischio di mortalità simile a quella ottenuta con un’attività più distribuita nel tempo.

Un risultato confortante per chi ha poco tempo a disposizione e può dedicarsi allo sport - meglio se fatto all’aria aperta a contatto con la natura, così si allenta lo stress e si aiuta anche il benessere mentale - soltanto nel fine settimana o comunque per non più di due volte a settimana.

Fare sport per stare bene: le linee guida dell’Oms

Ormai tutti sanno che per abbassare il rischio di sviluppare malattie croniche è bene fare sport, Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevedono un’attività fisica da moderata a intensa per almeno 150 minuti a settimana. Gli esperti suggeriscono di dedicarsi all’esercizio aerobico, ma finora non era chiaro se fosse necessario distribuire l’attività nell’arco di una settimana o se fosse ugualmente efficace concentrarla nel poco tempo libero a disposizione.  

Come sono stato condotti gli studi 

Sono due gli studi che hanno dimostrato l’efficacia dello sport del weekend. Una ricerca statunitense è stata condotta sulla banda dati US National Health Interview Survey su quasi 351mila adulti monitorati in un arco temporale molto lungo: dal 1997 tal 2013. I dati dei partecipanti sono stati collegati al National Death Index fino al 31 dicembre 2015.

L’altro studio è stato pubblicato sulla National Library of Medicine – e sono stati utilizzati i dati della Uk Biobank tra il 2013 e il 2015.  In entrambi ricercatori hanno analizzato lo stato di salute delle persone nell’arco di più anni. Sono stati definiti tre modelli: chi era completamente inattivo, quindi a digiuno completo di sport, le persone attive in stile “weekend warrior” e gli sportivi più regolari

I risultati delle ricerche 

Nel primo studio, 350.978 partecipanti – età media 41,4 anni, di cui 192.43 donne e il 67,8% bianchi non  ispanici – sono stati seguiti per quasi 10 anni e mezzo. In quell’arco di tempo, si sono verificati 21.898 decessi: 4.130 per malattie cardiovascolari e 6.034 per cancro. 

Rispetto alle persone fisicamente inattive, i rapporti di rischio per la mortalità per tutte le cause sono stati 0,92 per i ‘weekend warrior’ e 0,85 per i regolarmente attivi. Quindi, a parità di quantità totale attività fisica, i 'weekend warrior’ hanno mostrato tassi di mortalità per tutte le cause e per cause specifiche simili a quelli dei regolarmente attivi.

Risultati sulla stessa linea nell’altro studio, in cui i ‘guerrieri del weekend’ hanno mostrato un rischio di mortalità inferiore rispetto al gruppo inattivo, dopo aver raggiunto i 150 minuti raccomandati di attività a settimana. Inoltre, non è stata osservata alcuna differenza significativa nel rischio di mortalità tra il gruppo attivo regolare e quello dei ‘weekend warrior’.