Batteri buoni, piccoli amici per la pelle

Emanuela Bartolozzi: dagli studi sul microbiota arriva la nuova frontiera della dermocosmesi

di LETIZIA CINI
24 luglio 2022

La nostra vita, nonché salute, dipende strettamente dalla convivenza con le variegate popolazioni microscopiche che ci portiamo addosso, in una relazione di reciproco aiuto e sostegno. Tutte le nostre superfici cutanee e mucose sono colonizzate da “consorzi” specifici di batteri, virus e protozoi, diversi di sede in sede. L’insieme di queste popolazioni è chiamato “microbiota“, mentre l’insieme dei geni che questi batteri esprimono, si chiama “microbioma“. Più precisamente, la collettività microbica che ci abita è formata da batteri, protozoi, funghi unicellulari, virus a Dna e Rna, fagi, ma per consuetudine quando ci riferiamo al microbiota intendiamo solo batteri e archea, ovvero procarioti.

 

Se il corredo genico umano è di circa 30mila geni, il microbiota ce ne apporta 100 volte di più, ovvero 3 milioni, rappresentando una macchina genica e metabolica per noi essenziale, tanto da essere considerato un vero e proprio organo. «E come tutti gli organi, se si ammala, si ripercuote inevitabilmente su tutti gli altri organi e apparati» spiega Emanuela Bartolozzi, medico nutrizionista di Firenze, esperta in Medicina integrata, anti-aging, che sul tema è stata relatrice all’appuntamento di riferimento in Italia per il beauty di nicchia a ExperienceLab 2022, svoltosi a Milano.

 

Dottoressa, il microbiota permea tutto il nostro organismo, tanto che alcuni lo considerano un tessuto: ne esiste uno tipico per la pelle?

«Certamente, e cambia da distretto a distretto, in base ai cambiamenti di pH, secrezione sebacea, spessore cutaneo, idratazione, esposizione alla luce e all’aria e altro. La maggior parte degli studi si sono sempre concentrati sul microbiota intestinale, ma stanno emergendo sempre più lavori anche su quello cutaneo».

 

Fra le novità?

«Prodotti mirati, che rispettano, proteggono e ribilanciano il microbiota cutaneo rappresentano una buona tendenza: è questa la nuova frontiera della dermo-cosmesi».

 

Cosa dobbiamo fare per mantenere “amici e alleati” della pelle i nostri batteri?

«In primis fare attenzione alla qualità dei prodotti che utilizziamo, selezionando quelli che ne rispettano di più il pH, il film-idrolipidico e abbiamo conservanti poco aggressivi».

 

In che modo?

«Dal momento che però la salute cutanea è strettamente correlata alla salute di tutto il nostro corpo e di tutti i microbioti con cui conviviamo, per avere un aspetto fresco, sano e luminoso, oltre a selezionare i cosmetici più adatti, dobbiamo prenderci cura di noi in modo completo, dall’alimentazione, allo stile di vita, alla qualità del sonno e riposo, ai livelli di stress e di consapevolezza, affinché la salute e la gioia delle nostre cellule, traspaia anche attraverso la nostra pelle».

 

Una bassa variabilità del microbiota intestinale è correlata a infiammazione sia intestinale sia cutanea, come l’atopia, ma anche immunodepressione e autoimmunità (vedi psoriasi): cosa può essere a provocarla?

«Antibiotici, gastroprotettori Ipp, anti-psicotici, metformina, dieta proteica ricca di grassi saturi e ipercalorica, diarrea funzionale e malattie intestinali croniche (Crohn, colite ulcerosa) sono fra le cause che determinano una bassa biodiversità: si conoscono anche Phylum batterici che fanno aumentare la liberazione di Istamina, con il corredo sintomatologico e cutaneo conseguente, che favoriscono patologie infiammatorie e allergiche, ad espressione anche cutanea (prurito, eritema, pomfi, dermografismo, dermatite atopica e seborroica). Ovviamente è l’interazione microbiota-ospite che predispone o fa esprimere sintomi, segni o patologie».